A vincere il derby è stata la SAM Massagno, ma a far discutere in questi giorni, è stato il post su Facebook del presidente dei Lugano Tigers Alessandro Cedraschi, che ha attaccato il suo omologo Fabio Regazzi, reo di influenzare gli arbitri durante la partita.
Il post era stato durissimo: “Regazzi (presidente Massagno) pensa di essere a Berna e convincere gli arbitri. Comportamento disdicevole da parte di un presidente ma soprattutto da parte di un importante politico. Vedete i filmati e vedrete il suo comportamento da “ultras”. Si era giá distinto all’Istituto con un comportamento verbale da scaricatore di porto”.
Oggi abbiamo sentito Regazzi, che ha risposto in maniera decisa alle accuse del presidente dei Tigers:
“Ho già scritto a Cedraschi e gli ho detto che il suo post è stato francamente un po’ patetico. Avrebbe potuto tranquillamente parlarmi durante la partita, eravamo entrambi in palestra oppure chiamarmi il giorno dopo”.
Ha detto che Lei è un ultras:
“Vediamo di non essere ridicoli: sarò un presidente focoso, ma non sono un ultras. Anche qui, il buon Cedro è andato un po’ lungo”.
Come mai questo attacco secondo Lei?
“Leggo un po’ di frustrazione: il periodo d’oro del Lugano è alle spalle e oramai da diversi anni ha dovuto mangiare parecchia polvere. Posso capire che per il Presidente del Lugano vedere la piccola SAM sempre davanti e vincere anche alcuni trofei deve avergli provocato qualche mal di pancia ma questo attacco se lo poteva davvero risparmiare”.
Gira una foto in cui Lei parla con l’arbitro durante la pausa: ma cosa gli stava dicendo?
“Ho fatto notare al signor Balletta che a metà partita il tabellone dei falli indicava 16 contro 6 e gli ho semplicemente chiesto una spiegazione visto che non mi era sembrato, e non sono l'unica ad averlo constatato, che si giustificasse questa grande differenza?”.
Lui cosa ha risposto?
“Che era colpa del nostro tipo di difesa... A quel punto sono andato via senza fare polemica, anche se non ero molto d'accordo con questa lettura. Quindi, per tranquillizzare il presidente del Lugano e smentire la sua insinuazione, io non ho cercato di influenzare nessuno ma ho semplicemente chiesto chiarimenti”.
Ma non si parlava di fusione tra voi e il Lugano?
“Questi battibecchi tra presidenti fanno parte del gioco e scaldano soltanto un po’ l’ambiente, ma poi quando gli animi si placano, dovremmo guardare tutti in faccia alla realtà ed arrivare all'unica soluzione possibile...”.
Una squadra del Luganese o addirittura ticinese?
“Sono oltremodo convinto che in Ticino, un po' come nel calcio, ci sia oramai spazio solo per una squadra di serie A, che ovviamente gioca a Lugano, nel nuovo Palazzetto. Per contro i due settori giovanili dovrebbero rimanere separati, collaborando in modo stretto, magari formando un'academy per i migliori talenti”.
Ma chi è messo peggio tra voi e il Lugano?
“Il problema è generale: basti pensare che negli ultimi anni la Swiss Basket League ha perso ben tre squadre (Boncourt, Vevey e Swiss Central) e l'anno scorso Neuchâtel ha rischiato di ritirare la squadra. Noi non siamo messi benissimo e non credo che Lugano se la passi molto meglio. Questa purtroppo è la dura realtà di uno sport bellissimo ma che in Svizzera fa fatica a trovare spazio, schiacciato fra altri campionati molto più seguiti”.
E come si chiamerebbe questa nuova squadra?
“Il nome non è importante: che si chiami Lugano/Massagno oppure Ceresio o, perché no, Ticino è del tutto secondario”. Bisogna mettere da parte i campanilismi, che suscitano sempre passioni ma che in questo momento storico potrebbero essere dannosi. Come ho già detto, dobbiamo guardare in faccia alla realtà e pensare al futuro del basket ticinese. Ormai il tempo stringe e questo è il momento giusto per lavorare a un nuovo progetto”.
(Foto Ticishot-Simone Andriani)