Marotta è stato chiaro:
“L'algoritmo è utile, ma l'aspetto umano resta centrale”. Nel
calcio la figura del direttore sportivo resta cruciale, la differenza la fanno
competenza e professionale. Uno dei migliori dirigenti sportivi
italiani si chiama Giovanni Sartori. È uno degli artefici del Chievo
(erano i primi anni Duemila) dei miracoli, assieme al presidente
Luigi Campedelli e ad Alberto Malesani. Nel 2014 passa all'Atalanta,
sono sue le operazioni di mercato targate Bastoni, Kessie, Cristante
e Conti. Scopre De Roon, prende Malinovskyi e Gossens, ma l'elenco è
lungo. Ora sta facendo grande il Bologna. Ha scovato elementi come
Beukema, Zirzkee, venderà a peso d'oro Ndoye. E ha l'attaccante del
futuro: Santiago Castro, che ha solo 20 anni, è costato 15 milioni, ne
vale oltre 50, con la cifra destinata a salire. Ha sostituito Motta
con Italiano e la squadra gioca un gran calcio. Giovanni Sartori si
muove nell'ombra. È un operatore di vecchio stampo. Lui risponde
solo al telefono. Guarda di continuo le partite, ma si reca anche
direttamente sul posto per formarsi un giudizio personale. Ritiene
l'occhio umano fondamentale per giudicare un calciatore, altro che
intelligenza artificiale. Adopera i numeri solo come ausili, poi si
affida all'osservazione diretta. Ha un solo problema: non è
mediatico.
CALCIO ITALIANO

Il segreto del Bologna è Giovanni Sartori