Milan-Como, finita ieri con la vittoria dei rossoneri, per 2 a 1, è prima di tutto un incrocio di storie. Anche nostre.
Eravamo a San Siro il giorno dell'unica vittoria lariana a Milano (0-2, reti di Gianfranco Matteoli e Pasquale Bruno), il 13 gennaio del 1985. Era scesa la neve, il terreno era ghiacciato e innevato, e la leggenda racconta che i comaschi, con Ottavio Bianchi in panchina, giocarono con degli scarpini speciali che Hansi Müller aveva fatto arrivare apposta dalla Germania. Qualche giorno dopo, sul capoluogo lombardo caddero oltre 50 cm di neve, che provocarono anche il crollo del palazzo dello sport che si trovava nei pressi dello stadio, come molti ticinesi coi capelli grigi ricordano.
Un'altra storia è quella del francese Lucas Da Cuhna, che in Svizzera conosciamo bene per averlo visto, alcune stagioni fa, con la maglia del Losanna: ci ricordiamo, in particolare, una sua doppietta contro il Lucerna. Se il VAR avesse confermato il raddoppio lariano, a inizio ripresa, da lui messo a segno, probabilmente le cose sarebbero andate diversamente per i suoi. E Cesc Fábregas lo ha coccolato anche in conferenza stampa: già lo scorso anno in Serie B, ha chiosato, avrebbe voluto undici Da Cuhna. Forse, ha aggiunto, è ancora troppo poco conosciuto, mentre meriterebbe uno spazio mediatico maggiore.
Più triste la storia di Dele Alli, rientrato in campo dopo un'assenza lunghissima, ed espulso dopo la revisione del VAR per un fallo a centrocampo. Persino l'avversario Kyle Walker ha chiesto all'arbitro di soprassedere; tuttavia, a fine partita, in sala stampa, lo stesso Cesc Fábregas non ha potuto che confermare la correttezza della scelta arbitrale. Il calcio, alla fine, è composto da tante storie: e a noi non poteva che venire in mente il bambino che ha viaggiato in metropolitana al nostro fianco, per la sua prima partita allo stadio, assieme al suo papà. Non abbiamo che potuto pensare a noi, tanti, tanti anni fa, quando le foto si facevano ancora in bianco e nero. Con nostro padre vestito a festa, in cappotto, giacca e cravatta. Che bello, il calcio.
Eravamo a San Siro il giorno dell'unica vittoria lariana a Milano (0-2, reti di Gianfranco Matteoli e Pasquale Bruno), il 13 gennaio del 1985. Era scesa la neve, il terreno era ghiacciato e innevato, e la leggenda racconta che i comaschi, con Ottavio Bianchi in panchina, giocarono con degli scarpini speciali che Hansi Müller aveva fatto arrivare apposta dalla Germania. Qualche giorno dopo, sul capoluogo lombardo caddero oltre 50 cm di neve, che provocarono anche il crollo del palazzo dello sport che si trovava nei pressi dello stadio, come molti ticinesi coi capelli grigi ricordano.
Un'altra storia è quella del francese Lucas Da Cuhna, che in Svizzera conosciamo bene per averlo visto, alcune stagioni fa, con la maglia del Losanna: ci ricordiamo, in particolare, una sua doppietta contro il Lucerna. Se il VAR avesse confermato il raddoppio lariano, a inizio ripresa, da lui messo a segno, probabilmente le cose sarebbero andate diversamente per i suoi. E Cesc Fábregas lo ha coccolato anche in conferenza stampa: già lo scorso anno in Serie B, ha chiosato, avrebbe voluto undici Da Cuhna. Forse, ha aggiunto, è ancora troppo poco conosciuto, mentre meriterebbe uno spazio mediatico maggiore.
Più triste la storia di Dele Alli, rientrato in campo dopo un'assenza lunghissima, ed espulso dopo la revisione del VAR per un fallo a centrocampo. Persino l'avversario Kyle Walker ha chiesto all'arbitro di soprassedere; tuttavia, a fine partita, in sala stampa, lo stesso Cesc Fábregas non ha potuto che confermare la correttezza della scelta arbitrale. Il calcio, alla fine, è composto da tante storie: e a noi non poteva che venire in mente il bambino che ha viaggiato in metropolitana al nostro fianco, per la sua prima partita allo stadio, assieme al suo papà. Non abbiamo che potuto pensare a noi, tanti, tanti anni fa, quando le foto si facevano ancora in bianco e nero. Con nostro padre vestito a festa, in cappotto, giacca e cravatta. Che bello, il calcio.