Abbiamo notato nei granata un grande entusiasmo, una gran voglia di vincere. Peccato che la svolta, lo stiamo ripetendo da tempo, sia avvenuta in questa fase finale. Il Bellinzona era (ed è ) una squadra capace di imporre il proprio gioco contro qualsiasi avversario (d’altronde lo si è sempre detto) su ogni campo. Il primo ad essere sorpreso, anzi sconcertato della posizione in cui è venuto a trovarsi, è lo stesso Sannino (“Questi ragazzi non potevano, né meritavano di stare sul fondo della classifica - precisa).
Non è però il momento di stare a piangersi addosso. Con Sannino la squadra è diventata aggressiva e più concentrata (lasciamo perdere la goleada incassata a Carouge). Prima si addormentava spesso subendo reti incredibili (già in inizio di partita). Su cosa ha dovuto principalmente lavorare il mister, glielo facciamo dire dallo stesso ex Palermo.
Si tratta di una questione mentale?
“Lavoriamo sodo tutta la settimana. Non parlerei di ‘mentale’, è una questione di come si lavora (appunto, ndr), di come si vuole approcciare una partita”.
La vediamo sbracciare per 95 minuti, è un modo per caricare la squadra?
“No, non è che carico i giocatori, li aiuto. Cerco di prevenire l’errore che potrebbe avverarsi. Anche Conte e Inzaghi continuano a sbracciarsi, sono allenatori a livello europeo. Ognuno di noi ha il suo modo di interpretare il lavoro. Il mio è questo. Parlo sempre e soltanto con i miei giocatori, mai con l’arbitro…”.
Dai Beppe, però con il quarto uomo si ‘intrattiene’ spesso…
“Il quarto uomo fa il suo lavoro, è giusto che parli con gli allenatori”.
Lei ha un bellissimo rapporto con i giocatori:
“Il calcio è fatto di professionalità: l’allenatore fa l’allenatore e il giocatore fa il giocatore. Tutti dobbiamo lavorare con le rispettive competenze. È fondamentale lavorare, non è sempre facile, con giocatori che vogliono fare il proprio ‘mestiere’, al di là di chi sia l’allenatore. Questi ragazzi con me hanno trovato sicuramente un buon punto di partenza per lavorare bene”.
A ognuno il suo mestiere, vero. Lei non ha pensato, accettando la proposta di Bentancur di fare un salto nel buio o nel vuoto alla… Bellocchio (film)? Si ride.
“Secondo lei era un rischio allenare il Bellinzona? Per chi mi conosce la ‘faccia’ ha un suo volto: la dignità! Se mi fanno lavorare come voglio e decido io come, è un piacere, se non lo fanno me ne vado”.
Per essere chiari, che cosa ha trovato qui?
“Tutto per potere fare qualcosa di positivo. Ma vado oltre: il merito è dei ragazzi. È vero che l’allenatore gli può dare delle indicazioni, ma se nella loro testa non sono professionali nel seguire un’idea, un concetto, tu puoi fare quello che vuoi ma non vai da nessuna parte”.
I giocatori stessi ne sono ampiamente consapevoli:
“Ho trovato dei grandi professionisti, vorrei aiutare i più giovani - ma anche i più ‘anziani’ - a stare ancora tanti anni di calcio. Voglio bene a tutti, però gli do dei consigli, magari anche ‘bacchettandoli’ qua e là: è la strada migliore affinché abbiano delle soddisfazioni”.
Il pubblico l'ha acclamata al rientro negli spogliatoi: è benvoluto dai tifosi. Ci sta pensando a una prossima stagione in granata?
“No, in questo momento penso a lunedì… (ripresa degli allenamenti, ndr)".
Beppe Sannino dà l’impressione, dopo una lunga e brillante carriera, di non poter stare lontano dal calcio che tanto ama. A 68 anni (compiuti il 30 aprile, auguri anche se a distanza di qualche giorno) non lo lascerà di certo prematuramente (il pallone, chiaro…).
Non è però il momento di stare a piangersi addosso. Con Sannino la squadra è diventata aggressiva e più concentrata (lasciamo perdere la goleada incassata a Carouge). Prima si addormentava spesso subendo reti incredibili (già in inizio di partita). Su cosa ha dovuto principalmente lavorare il mister, glielo facciamo dire dallo stesso ex Palermo.
Si tratta di una questione mentale?
“Lavoriamo sodo tutta la settimana. Non parlerei di ‘mentale’, è una questione di come si lavora (appunto, ndr), di come si vuole approcciare una partita”.
La vediamo sbracciare per 95 minuti, è un modo per caricare la squadra?
“No, non è che carico i giocatori, li aiuto. Cerco di prevenire l’errore che potrebbe avverarsi. Anche Conte e Inzaghi continuano a sbracciarsi, sono allenatori a livello europeo. Ognuno di noi ha il suo modo di interpretare il lavoro. Il mio è questo. Parlo sempre e soltanto con i miei giocatori, mai con l’arbitro…”.
Dai Beppe, però con il quarto uomo si ‘intrattiene’ spesso…
“Il quarto uomo fa il suo lavoro, è giusto che parli con gli allenatori”.
Lei ha un bellissimo rapporto con i giocatori:
“Il calcio è fatto di professionalità: l’allenatore fa l’allenatore e il giocatore fa il giocatore. Tutti dobbiamo lavorare con le rispettive competenze. È fondamentale lavorare, non è sempre facile, con giocatori che vogliono fare il proprio ‘mestiere’, al di là di chi sia l’allenatore. Questi ragazzi con me hanno trovato sicuramente un buon punto di partenza per lavorare bene”.
A ognuno il suo mestiere, vero. Lei non ha pensato, accettando la proposta di Bentancur di fare un salto nel buio o nel vuoto alla… Bellocchio (film)? Si ride.
“Secondo lei era un rischio allenare il Bellinzona? Per chi mi conosce la ‘faccia’ ha un suo volto: la dignità! Se mi fanno lavorare come voglio e decido io come, è un piacere, se non lo fanno me ne vado”.
Per essere chiari, che cosa ha trovato qui?
“Tutto per potere fare qualcosa di positivo. Ma vado oltre: il merito è dei ragazzi. È vero che l’allenatore gli può dare delle indicazioni, ma se nella loro testa non sono professionali nel seguire un’idea, un concetto, tu puoi fare quello che vuoi ma non vai da nessuna parte”.
I giocatori stessi ne sono ampiamente consapevoli:
“Ho trovato dei grandi professionisti, vorrei aiutare i più giovani - ma anche i più ‘anziani’ - a stare ancora tanti anni di calcio. Voglio bene a tutti, però gli do dei consigli, magari anche ‘bacchettandoli’ qua e là: è la strada migliore affinché abbiano delle soddisfazioni”.
Il pubblico l'ha acclamata al rientro negli spogliatoi: è benvoluto dai tifosi. Ci sta pensando a una prossima stagione in granata?
“No, in questo momento penso a lunedì… (ripresa degli allenamenti, ndr)".
Beppe Sannino dà l’impressione, dopo una lunga e brillante carriera, di non poter stare lontano dal calcio che tanto ama. A 68 anni (compiuti il 30 aprile, auguri anche se a distanza di qualche giorno) non lo lascerà di certo prematuramente (il pallone, chiaro…).
(Foto di Filippo Zanovello)