L'attesa è finita,
l'incubo è alle spalle. L'Italia può tirare un sospiro di sollievo,
il suo campionissimo è tornato. La squalifica è terminata. Jannik
Sinner è a Roma, la città è davvero, in questi giorni, al centro
del mondo. Si è allenato e i campi erano affollati all'inverosimile.
Il tennista appare non più schivo, conscio che il Belpaese lo
reclama come simbolo nazionale. Ha bisogno di un atleta vincente a
livello internazionale. Lui sembra avere preso consapevolezza di
questo ruolo. Si tratta di una sorta di missione. Ha parlato, ha
dichiarato che l'accordo con la Wada non lo voleva fare. Ma la ragion
di Stato lo ha convinto. È felice di disputare gli Internazionali,
ma il suo obiettivo è il Roland Garros, in bacheca contano gli Slam,
ergo: Roma non vale Parigi. Il tennis ha bisogno di Sinner. Il
movimento langue, la popolarità declina al ribasso. La rivalità tra
Sinner e Alcaraz è indispensabile; la generazione intermedia
(Zverev, Medvedev, Tsitsipas) viaggia nel territorio del
velleitarismo; si aspettano nuovi talenti, si sono solo annunciati,
si tratta di Joao Fonseca e di Jakub Mensik, sono promesse. Come sono
lontani i tempi del fantastico trio. Sinner fa discutere, e questo
per il momento basta.
TENNIS

Sinner, ritorno al presente