Si stavano giocando i minuti di recupero di Inter-Barcellona.
Tutto sembrava finito. Il
destino si stava appalesando nella maniera che sanciva una sconfitta
ineluttabile. Ma ci sono uomini che decidono che devono reagire e
combattere fino all'ultimo respiro. Francesco Acerbi si è
rivolto perentorio a Matteo Darmian: “Tu stai qua, che io
vado”. È già storia: il difensore si è trasformato in
centravanti, è andato in area, ha ricevuto un passaggio di Denzel
Dumfries, e ha insaccato di destro, che non è il suo piede. Rete e partita ai supplementari. E
aveva la scarpa rotta, un buco da dove spunta un dito. Scarpe che ha
indossato anche in Torino-Inter. Marco Parolo, che ora fa
l'opinionista, lo conosce molto bene, è sicuro: “Scaramantico?
Di più. Quella scarpa la terrà con la colla per la finale di
Champions. In finale scende con l'alluce di fuori piuttosto”.
Francesco Acerbi ha 37 anni, ed è diventato un'autentica
icona. I tifosi hanno deciso di ergerlo a beniamino. Rappresenta un
simbolo molto umano e normale. È l'espressione di una volontà che
tenta di resistere alle avversità. Eupalla gli ha concesso la sua
protezione e benevolenza, ha deciso che assurgesse a eroe inaspettato
e forse involontario. Ma chi è Francesco Acerbi? Lo spiega
esaustivamente Toni Kroos: “Se dovessi scegliere tra un
sistema di allarme, un pastore tedesco davanti casa, sceglierei
Acerbi. È pura mentalità”. È l'ultimo difensore puro in
circolazione. Altro che movimento o posizione, a lui il pallone non
interessa, guarda sempre la punta, la controlla, non la perde mai di
vista, la marca a uomo. E ci crede, sempre.