Sono trascorsi quattro
anni, dopo aver rilevato il club, e David Degen ha condotto il
Basilea alla conquista del titolo, e la stagione non è ancora
finita, è possibile alzare al cielo un altro trofeo. I tifosi hanno
fatto festa grande, hanno cantato, hanno esultato. E hanno invocato
il nome del loro Presidente, volevano ascoltare le sue parole. Lui
restio intendevalasciare il proscenio ai giocatori. Ha ringraziato i
fan per la lunga attesa, la Super League è arrivata dopo un digiuno
di otto anni. Ed è scomparso. Si è, quasi, dileguato. Ha poi
rilasciato alcune dichiarazioni ai media presenti. Ha spiegato: “Per
me è importante che tutti gli altri fossero in primo piano e non io.
Non volevo andare sul balcone”. All'apparenza appare molto
freddo e compassato, quasi distaccato, ma confessa che “dentro
provo enormi emozioni”, che
non gli piace mostrare pubblicamente. Quattro anni nel calcio sono
un'eternità. Costituiscono un periodo lungo, nel football la
pazienza non esiste. E una piazza come Basilea è esigente ed
ambiziosa. Non sono mancate critiche e polemiche circa il suo operato
e quello del consiglio d'amministrazione. Ma ora è il momento della
soddisfazione, il compimento di un progetto, che aveva un obiettivo
primario: “Rimettere in salute il FCB dal punto di vista
finanziario”. Ora bisogna
continuare su questa strada, rimanere competitivi con lungimiranza.
Un ultimo pensiero lo dedica a Shaqiri a cui intende “costruire
un monumento”. E non poteva essere altrimenti.
CALCIO SVIZZERO

La felicità controllata di David Degen