De Silvestri, capitano del Bologna, venerdì
scorso, in sala stampa a San Siro, a una nostra precisa domanda ce lo
aveva detto chiaramente: i tre svizzeri che sono con noi ci daranno
una grossa mano, mercoledì sera a Roma. E, infatti, Dan Ndoye, pur
non essendo in perfette condizioni fisiche, ancora una volta, come
già successo in campionato al Dall'Ara, è stato il giustiziere del
Milan. Non è stata una bella gara. Tuttavia, va detto
che Vincenzo Italiano, finalmente vincitore in una finale, ha
prevalso in virtù di un piano tattico preciso e ben realizzato dai
suoi in campo, a differenza di quanto fatto dal suo dirimpettaio.
Emblematici, in tal senso, i minuti finali, che hanno visto il Milan,
sotto di un gol e con la necessità di recuperare il risultato,
continuare a passare la palla all'indietro per l'impossibilità di
trovare la profondità, vista la pressione esercitata dai giocatori
felsinei sui portatori di palla milanesi. Un gioco efficace, e contro
il quale Sergio Conceiçăo non è stato in grado di trovare
contromisure adeguate. Complimenti al Bologna e a Vincenzo Italiano,
quindi. Per il Milan, invece, la certificazione definitiva del
fallimento di una stagione programmata male, con uomini sbagliati,
messi in posizioni chiave, sulla base del risparmio economico e non
di un progetto sportivo a breve e medio termine. La rabbia dei
tifosi, che emerge dai social, è tanta, amplificata anche dai
successi dell'Inter. Vedremo cosa accadrà, nei prossimi mesi. La
sensazione, però, è che le colpe non siano tutte di chi va in
campo: questo è infatti un Milan senza testa. Manca una dirigenza
sportiva di spessore: non si va da nessuna parte senza una guida
sicura e competente. E l'esempio è proprio il Bologna, coi grandi
risultati ottenuti nelle ultime stagioni. Ma lì un direttore
sportivo valido c'è. E, ironia della sorte, Giovanni Sartori è
stato un giocatore del Milan.
CALCIO ITALIANO

Milan, stagione fallimentare