La neutralizzazione della tappa di ieri del Giro, ovviamente, non
poteva passare sotto silenzio. La maxi caduta (una trentina i
coinvolti), infatti, con tanti feriti e il conseguente ritiro di ben
cinque corridori (alcuni dei quali fratturati) ha riaperto la
discussione sulla sicurezza nel gruppo. A fine gara, Mauro Vegni,
direttore di corsa, ha giustificato la decisione, presa in maniera
tempestiva, ai microfoni della RAI: “Ai corridori abbiamo
solo riferito che avremmo ridato una partenza nuova con il distacco
acquisito dai corridori in precedenza, scelta accettata da tutti
senza discussioni. L'asfalto era bello ma, nelle località di mare,
con la pioggia, diventa scivolosissimo. Abbiamo pensato al prosieguo
della corsa, scegliendo la neutralizzazione."
Tutto a posto, dunque? Il portale Quibicisport ha
riferito le parole dell'ex corridore Giuseppe Saronni, apparse su
un'altra testata online,molto critico su questa decisione. Secondo il
lombardo ci sarebbe infatti troppa prudenza in questa
scelta. "Neutralizzazione molto discutibile. Chissà
come mai queste cose avvengono solo al Giro d' Italia" ha
chiosato il campione del mondo di Goodwood 82. Poi,
l'affondo: "Cari corridori, bisogna saper stare in
sella. Non bastano le radio e i computer: si corre con la testa.
Bisogna capire quando è il momento di rallentare, di non rischiare.
Se si cade e ci si fa male bisogna sapersi gestire con intelligenza.
In gruppo bisogna parlarsi, affrontando e concordando su come
comportarsi di fronte a determinate situazioni. Quando gareggiavamo
noi, la neutralizzazione non esisteva; oggi, invece, al Giro tutti
gli anni si deve neutralizzare almeno una tappa. I problemi sono
tanti, l'organizzazione deve mediare, ma i corridori devono capire
che in certi casi la colpa non è del percorso, ma di come loro si
gestiscono: qualcuno dovrebbe interrogarsi sulle proprie
responsabilità."
Infine, la dura chiusura: "Diventa troppo facile per gli
atleti minacciare quando qualcosa non piace: il ciclismo comporta dei
rischi, che vanno affrontati con responsabilità e intelligenza."
Parole forti, pronunciate da un grande protagonista di questo sport
nel secolo scorso. I sostenitori del "Grande ciclismo del
passato" le hanno salutate con gioia. Noi, invece, stiamo dalla
parte di chi tutela i corridori: siamo anche appassionati di motori,
e non abbiamo certo nostalgia di quando i piloti, in moto o in
macchina, morivano a decine. Vero che le insidie del maltempo sono
ben conosciute e affrontate da chi corre in bicicletta (lo abbiamo
fatto anche noi, in una gioventù purtroppo lontana); tuttavia,
l'incolumità di chi gareggia va preservata. Per chi ama il ciclismo
d'altri tempi, in fondo, ci sono i filmati su YouTube e su RSI
play.