I giudizi dei media
sportivi italiani sono unanimi: lo scudetto lo ha perso l'Inter, il
Napoli lo ha vinto per inerzia. L'impresa di Antonio Conte è
relativa: ha potuto contare su una massiccia campagna-acquisti; la
sua squadra ha disputato una solo partita a settimana; i partenopei
non giocano un gran calcio, sono una formazione muscolare, che fa
della determinazione la sua attitudine migliore. Il tecnico si
dichiara esausto e stanco, l'obiettivo è vicinissimo, qualche giorno
e la città potrà sprigionare il suo entusiasmo. La narrazione non
aspetta altro, sarà la solita apoteosi, dove la retorica prenderà
inevitabilmente il sopravvento. L'imputato è Simone Inzaghi, è il
capro espiatorio perfetto. Gli viene ricordato che è il secondo
titolo che non riesce a vincere. Se vincerà la Champions sarà
santificato, altrimenti lo aspetta il pubblico ludibrio. Ha
l'attenuante di avere ricevuto poco dagli uomini in panchina, ma non
basta. La tesi è chiara: l'Inter era superiore ai suoi avversari. Ha
subito troppe rimonte, e troppo spesso ha rinunciato a giocare quando
era in vantaggio. Gli errori sono stati commessi per superficialità
e per una concentrazione che non è stata mai ottimale. Il resto lo
ha fatto il campo.
CALCIO ITALIANO

Perché l'Inter di Inzaghi ha di nuovo perso uno scudetto