Quale sarà il destino calcistico di Jonathan? Gli auguriamo un futuro luminoso come splendente è tuttora la sua carriera. A Bellinzona sono felici di avere trovato un campione di tale stoffa. Al termine della partita di sabato i più giovani lo hanno preso d’assalto.. ‘Sabba’, che non era in campo dovendo osservare una giornata di forzato riposo (cartellino giallo), ha visto i suoi compagni, autori di una grande prestazione, dalla tribuna. Lì sono arrivati a frotte tanti ragazzini a chiedergli un autografo sulla maglietta. Quanti? Una marea! I pennarelli si sono inevitabilmente scaricati d’inchiostro in un attimo. Jonathan è tutto questo. Un calciatore che si è affermato, di anno in anno, nel nostro calcio diventandone una figura molto popolare. Battezzato con affetto e simpatia (non era del tutto scontato, essendo ‘luganese’) anche dalla tifoseria granata. Qui è ammirato non solo per le ‘carezze’ che sa ancora dare al pallone, ma anche per il suo effetto di ‘uomo immagine’. Rosas e Benavente lo avevano accolto a braccia aperte. È normale, qualsiasi altro mister ne sarebbe stato felice (ed orgoglioso) di allenare l’uruguaiano.
È uno dei perni della compagine di Giuseppe Sannino. La dimostrazione di quanto sia attaccato al Bellinzona ce la dà in questa intervista.
Jonathan avete mantenuto il posto in Challenge, questo, al di là di tutto quello che sta succedendo, è indubbiamente un ‘elemento’ positivo:
“Noi il nostro lavoro lo abbiamo fatto, le ‘cose’ che non ci riguardano saranno risolte certamente in altri ambiti dalle persone adatte. È vero che siamo partiti con un’altra ‘idea’ (leggi ambizioni, ndr), purtroppo la situazione durante l’anno è cambiata. Comunque è fondamentale essere riusciti a mantenere il posto”.
Parlaci di questa tua esperienza in ChL che avevi già vissuto a Lugano:
“Ci tenevamo a fare bene, potevamo fare meglio, sono d’accordo. Sono dell’idea che se teniamo questa base per l’anno prossimo potremo creare delle belle cose. Ciò sarà determinante per creare qualcosa di importante nel futuro”.
Il tuo merito è anche quello di esserti guadagnato, da luganese, tante simpatie anche a Bellinzona:
“Sinceramente detto non ho mai ‘sentito’ questa rivalità tra Lugano e Bellinzona. La gente non me l’ha mai fatta ‘pensare’ e tantomeno pesare. Ho avuto la fortuna, la definirei così, di giocare tre derby in uno stadio strapieno di spettatori. Sono anche venuto a vedere tanti amici che giocavano al Comunale. Mi hanno sempre trattato alla grande, il minimo che mi sono imposto era ed è di dare sempre il 120 per cento per questa nuova maglia”. Nel tuo futuro ci sarà ancora il Bellinzona o avremo, come a Lugano, un ‘caso Sabbatini’? Si ride…
“L’idea è di continuare a ‘Belli’, mi auguro veramente dí restarci. Come ho appena detto, sperando di creare qualche cosa di importante (e, perché no, di duraturo, ndr). Sono consapevole che mi restano pochi anni (da giocatore, beninteso…) non so fino a quando potrò stare sul campo. Fintanto che ho le gambe continuerò a dare il mio contributo. Darò il massimo, sia dentro che fuori, per aiutare la squadra”.
C’è una cosa che sta a cuore ai tifosi, a dimostrazione di quanto ti vogliano bene: come mai quest’anno hai subìto tanti infortuni mentre al Cornaredo non hai praticamente mai marcato visita?
“Beh, è successo due volte. Non è sicuramente a causa dell’età (ci sta anche qui una bella risata…), saranno stati altri fattori. Anche altri giocatori molto più giovani di me si sono fatti male (pregasi consultate la lista degli infortunati, ndr). Ero abituato a lavorare in un certo modo. La situazione è cambiata, sia a livello medico che fisico. Vedi le difficoltà che abbiamo incontrato, il fatto di doverci allenare sul sintetico (e sul ‘C’ in condizioni deprecabili) hanno sicuramente inciso”.
Ora sei al top: possiamo dire così?
“È la verità. Voglio iniziare il prossimo campionato da zero al fine di prepararmi al meglio. Sono dell’avviso che al Bellinzona posso dare molto più di quello che ho dato finora”.
A Lugano eri riconosciuto come il ‘geometra’, andavi letteralmente a ‘prendere’ il centrocampo, trovavi anche il gol; non è che adesso giochi un po’ troppo arretrato?
“A volte a Lugano giocavo come mediano basso, Mario Rosas e Manuel Benavente, come pure Beppe Sannino mi hanno chiesto di stare sempre davanti alla difesa. A Carouge per una ventina di minuti ho fatto anche il difensore centrale… Anche se non è il mio ruolo, se me lo me lo chiede il mister, lo faccio volentieri perché sono un lavoratore. Se giocassi nel mio ruolo darei di più, ma per la squadra faccio questo e altro”.
Ti lascio, ci sono decine e decine di ragazzi che sembrano ‘scatenati’ per un tuo autografo….
“È bellissimo, mi metto nei loro panni. Mi ci metto volentieri, anch’io da giovane lo facevo coi miei idoli".
Jonathan è uno di questi (lo consideriamo un po’ il ‘responsabile’ di tante gioie tra i tifosi più giovani dell’ACB). Un giocatore che ha la stessa tempra, la stessa voglia di giocare (e di non mollare mai) di quando arrivò tanti anni fa sulle rive del Ceresio.
È uno dei perni della compagine di Giuseppe Sannino. La dimostrazione di quanto sia attaccato al Bellinzona ce la dà in questa intervista.
Jonathan avete mantenuto il posto in Challenge, questo, al di là di tutto quello che sta succedendo, è indubbiamente un ‘elemento’ positivo:
“Noi il nostro lavoro lo abbiamo fatto, le ‘cose’ che non ci riguardano saranno risolte certamente in altri ambiti dalle persone adatte. È vero che siamo partiti con un’altra ‘idea’ (leggi ambizioni, ndr), purtroppo la situazione durante l’anno è cambiata. Comunque è fondamentale essere riusciti a mantenere il posto”.
Parlaci di questa tua esperienza in ChL che avevi già vissuto a Lugano:
“Ci tenevamo a fare bene, potevamo fare meglio, sono d’accordo. Sono dell’idea che se teniamo questa base per l’anno prossimo potremo creare delle belle cose. Ciò sarà determinante per creare qualcosa di importante nel futuro”.
Il tuo merito è anche quello di esserti guadagnato, da luganese, tante simpatie anche a Bellinzona:
“Sinceramente detto non ho mai ‘sentito’ questa rivalità tra Lugano e Bellinzona. La gente non me l’ha mai fatta ‘pensare’ e tantomeno pesare. Ho avuto la fortuna, la definirei così, di giocare tre derby in uno stadio strapieno di spettatori. Sono anche venuto a vedere tanti amici che giocavano al Comunale. Mi hanno sempre trattato alla grande, il minimo che mi sono imposto era ed è di dare sempre il 120 per cento per questa nuova maglia”. Nel tuo futuro ci sarà ancora il Bellinzona o avremo, come a Lugano, un ‘caso Sabbatini’? Si ride…
“L’idea è di continuare a ‘Belli’, mi auguro veramente dí restarci. Come ho appena detto, sperando di creare qualche cosa di importante (e, perché no, di duraturo, ndr). Sono consapevole che mi restano pochi anni (da giocatore, beninteso…) non so fino a quando potrò stare sul campo. Fintanto che ho le gambe continuerò a dare il mio contributo. Darò il massimo, sia dentro che fuori, per aiutare la squadra”.
C’è una cosa che sta a cuore ai tifosi, a dimostrazione di quanto ti vogliano bene: come mai quest’anno hai subìto tanti infortuni mentre al Cornaredo non hai praticamente mai marcato visita?
“Beh, è successo due volte. Non è sicuramente a causa dell’età (ci sta anche qui una bella risata…), saranno stati altri fattori. Anche altri giocatori molto più giovani di me si sono fatti male (pregasi consultate la lista degli infortunati, ndr). Ero abituato a lavorare in un certo modo. La situazione è cambiata, sia a livello medico che fisico. Vedi le difficoltà che abbiamo incontrato, il fatto di doverci allenare sul sintetico (e sul ‘C’ in condizioni deprecabili) hanno sicuramente inciso”.
Ora sei al top: possiamo dire così?
“È la verità. Voglio iniziare il prossimo campionato da zero al fine di prepararmi al meglio. Sono dell’avviso che al Bellinzona posso dare molto più di quello che ho dato finora”.
A Lugano eri riconosciuto come il ‘geometra’, andavi letteralmente a ‘prendere’ il centrocampo, trovavi anche il gol; non è che adesso giochi un po’ troppo arretrato?
“A volte a Lugano giocavo come mediano basso, Mario Rosas e Manuel Benavente, come pure Beppe Sannino mi hanno chiesto di stare sempre davanti alla difesa. A Carouge per una ventina di minuti ho fatto anche il difensore centrale… Anche se non è il mio ruolo, se me lo me lo chiede il mister, lo faccio volentieri perché sono un lavoratore. Se giocassi nel mio ruolo darei di più, ma per la squadra faccio questo e altro”.
Ti lascio, ci sono decine e decine di ragazzi che sembrano ‘scatenati’ per un tuo autografo….
“È bellissimo, mi metto nei loro panni. Mi ci metto volentieri, anch’io da giovane lo facevo coi miei idoli".
Jonathan è uno di questi (lo consideriamo un po’ il ‘responsabile’ di tante gioie tra i tifosi più giovani dell’ACB). Un giocatore che ha la stessa tempra, la stessa voglia di giocare (e di non mollare mai) di quando arrivò tanti anni fa sulle rive del Ceresio.