CALCIO ITALIANO
Conte l'ha fatto ancora
Pubblicato il 24.05.2025 07:31
di Silvano Pulga
La Serie A è terminata, in un modo tutto sommato inatteso, pensando ai pronostici di inizio stagione: l'Inter di Inzaghi, la squadra col monte ingaggi più alto del campionato, costruita con elementi già pronti per vincere e non con speranze o scommesse, con un piano di gioco collaudato e non un progetto da costruire, è stata beffata sul filo di lana da un Napoli che, è vero, non aveva altri impegni se non il campionato, ma che è stato squassato in diverse occasioni da dure polemiche interne, che ha visto in estate e a gennaio la cessione dei suoi giocatori più forti e che è arrivato stremato, perlomeno dal punto di vista mentale, tanto da non riuscire a battere Genoa e Parma, mettendo a repentaglio una vittoria che sembrava già assegnata dopo la settimana nera, a fine aprile, dei nerazzurri, sconfitti a Bologna, dal Milan in Coppa Italia e dalla Roma in casa, e sorpassati così in classifica dai partenopei.
L'Inter, quasi incredula, si è così trovata con la possibilità di vincere un campionato che ormai opinione pubblica, addetti ai lavori e probabilmente gli stessi giocatori nerazzurri avevano già dato per perso. L'epilogo, col pareggio in extremis della Lazio a San Siro la scorsa settimana, è stato quanto di più beffardo potesse essere, per squadra e tifosi; e voler credere che, ieri sera al San Paolo, il Cagliari avrebbe avuto la forza per fare uno sgambetto al Napoli, nonostante si fosse cercato in tutti i modi di caricare l'ambiente sardo, era francamente un po' illusorio. Il calcio è soprattutto testa, e ieri, alle falde del Vesuvio, la carica, il magnetismo, l'inerzia andavano verso una sola direzione ineluttabile. Certo: è accaduto, per esempio, che i favoriti andassero incontro a disfatte storiche, pur in situazioni che sembravano orientate: ci viene in mente il Maracanazo, per dire. Tuttavia, chissà perché, a questo giro eravamo convinti che non sarebbe accaduto, non fosse altro perché, a differenza di quella volta, non c'era in palio un mondiale. E non c'erano oriundi ticinesi in campo.
Il resto è la fotografia di un calcio mediocre, checché ne dica la stampa d'oltre confine: i vincitori hanno totalizzato 82 punti, 12 in meno dell'Inter campione lo scorso anno, 8 in meno del Napoli di Spalletti, 4 in meno del pur non splendente Milan scudettato dell'anno prima. I nerazzurri stessi, se avessero fatto gli stessi punti di quando arrivarono secondi alle spalle dei rivali cittadini (84), avrebbero festeggiato la vittoria del secondo campionato consecutivo, per non parlare dei 91 punti ottenuti nell'era Conte: vero, uno scudetto con l'asterisco, visto che si giocò in condizioni precarie per via del Covid, ma pur sempre una grande cavalcata. Ma l'elemento che più emerge a dimostrazione di un generale gioco mediocre è dato, per esempio, dal numero impressionante di gol su palla ferma messi a segno dai nerazzurri. Qualcuno ha parlato di schemi e altre amenità del genere: di sicuro, l'Inter, in queste occasioni, fa grande densità in area. Tuttavia, in tanti anni di sala stampa, non abbiamo mai sentito nessun allenatore dirci, a fine gara, che quel gol incassato su palla ferma era ineluttabile. E crediamo che non accadrà mai, sinceramente. Poi, certo, può essere che un attaccante abbia un'elevazione straordinaria, e che sia così lontano dalla porta da impedire al portiere di anticiparlo. Ma se lo fa su una palla ferma, è perché ha trovato difensori che lo hanno osservato saltare con ammirazione, anziché contrastarlo con la giusta decisione, ciò dovrebbe essere l'ovvio per una difesa schierata. Questo, perlomeno, è ciò che invece ci sentiamo raccontare a fine partita da lustri, quando si devono commentare reti incassate in queste situazioni. Comunque, ci sarà tempo per discuterne ancora.