Tanto tuonò che il temporale passò oltre: alla fine, basta poco per riassumere la lunga conferenza stampa di fine stagione del FC Lugano. Sono mancati infatti i chiarimenti attesi su diverse situazioni. Certo, Martin Blaser ha spiegato come sia stato corretto, dal punto di vista gestionale, allontanare Carlos Da Silva subito, e non a fine stagione, alla naturale scadenza del contratto, vista la natura del ruolo di DS, cioè colui il quale programma, con largo anticipo, la stagione successiva, valutando i giocatori in entrata e in uscita, e gli eventuali rinnovi contrattuali. Tuttavia, ancora oggi, sono sconosciuti i motivi del divorzio, anche se ci è stato assicurato che il calo di rendimento della squadra, con l'eliminazione europea, in coppa svizzera e l'allontanamento dalla vetta della classifica (tutto in poche settimane, a cavallo dell'inizio della primavera, e subito dopo l'addio del dirigente ex Rapperswil) sia stato assolutamente una coincidenza fortuita. Prendiamo atto.
Sulle problematiche relative alla preparazione atletica, che sembrerebbe essere stata la causa dei tanti infortuni muscolari primaverili, che hanno tolto al Crus alcuni elementi fondamentali nella parte decisiva della stagione, si è detto che tutto serve a fare esperienza. Certo, visto che il Lugano, in primavera, sin dai tempi di Angelo Renzetti, ha sempre fatto vedere le cose migliori, impegni europei in autunno o meno, ciò che è accaduto ha lasciato perplessi. Evidentemente è stato sbagliato qualcosa, così come ci è stato detto che la situazione è stata e sarà oggetto di confronto serrato nelle prossime settimane. Nessuno ha raccontato cosa fosse successo lo scorso anno, con l'allontanamento repentino dell'ex preparatore atletico, il professor Townsend, anche in quel caso per motivi rimasti sconosciuti, seppure a pochi mesi dalla scadenza del contratto. Comunque, nessuna coincidenza, ci mancherebbe, al netto delle parole al vetriolo di Nacho Aliseda, sabato sera, raccolte dai colleghi del CdT e riportate anche dalla nostra testata.
Rispetto al mercato del prossimo anno, si è voluto sottolineare il fatto che il budget risente soprattutto del fatto che le entrate sono risicatissime rispetto a realtà della Svizzera interna come Basilea, Young Boys e Zurigo, per fare gli esempi delle squadre che si sono divisi i titoli negli ultimi decenni (l'ultimo campionato vinto da una compagine differente dalle tre citate fu quello della stagione 2002/03, che vide prevalere il GCZ, mentre l'ultima vittoria di una squadra d'oltre Röstigraben risale addirittura al 1998/99, quando arrivo primo il Servette), e ciò aumenta quello che Martin Blaser ha chiamato il delta tra entrate e uscite, che si ripercuote poi, ovviamente, sulla campagna acquisti. La sensazione è che, per fare il salto di qualità definitivo, si attenda il nuovo stadio che, nelle intenzioni della dirigenza, dovrebbe essere il volano per un aumento importante delle entrate, con tutto ciò che ne conseguirà.
La nostra sensazione è che il club abbia raggiunto i propri limiti attuali in termine di crescita del livello tecnico. La realtà è che raggiungerne uno che consenta di arrivare tra le prime 3 o 4 è un conto, aspirare alla vittoria del campionato un altro. Il Basilea ha infatti fatto arrivare un giocatore come Xherdan Shaqiri, probabilmente non più in possesso dei mezzi fisici per giocare ad alti livelli, ma ancora in grado di fare la differenza nella nostra Super League. Se poi anche Granit Xhaka andrà a vestire la maglia dei renani, come annunciato, la vita diventerà difficile per tutti. Vero che anche il Lugano, con l'arrivo di Renato Steffen, ha seguito la medesima strada; bisogna però capire se possa essere utile fare altri inserimenti del genere, abdicando in parte alla logica sinora seguita della valorizzazione dei giovani, incassando cifre importanti dalla rivendita.
Sulle problematiche relative alla preparazione atletica, che sembrerebbe essere stata la causa dei tanti infortuni muscolari primaverili, che hanno tolto al Crus alcuni elementi fondamentali nella parte decisiva della stagione, si è detto che tutto serve a fare esperienza. Certo, visto che il Lugano, in primavera, sin dai tempi di Angelo Renzetti, ha sempre fatto vedere le cose migliori, impegni europei in autunno o meno, ciò che è accaduto ha lasciato perplessi. Evidentemente è stato sbagliato qualcosa, così come ci è stato detto che la situazione è stata e sarà oggetto di confronto serrato nelle prossime settimane. Nessuno ha raccontato cosa fosse successo lo scorso anno, con l'allontanamento repentino dell'ex preparatore atletico, il professor Townsend, anche in quel caso per motivi rimasti sconosciuti, seppure a pochi mesi dalla scadenza del contratto. Comunque, nessuna coincidenza, ci mancherebbe, al netto delle parole al vetriolo di Nacho Aliseda, sabato sera, raccolte dai colleghi del CdT e riportate anche dalla nostra testata.
Rispetto al mercato del prossimo anno, si è voluto sottolineare il fatto che il budget risente soprattutto del fatto che le entrate sono risicatissime rispetto a realtà della Svizzera interna come Basilea, Young Boys e Zurigo, per fare gli esempi delle squadre che si sono divisi i titoli negli ultimi decenni (l'ultimo campionato vinto da una compagine differente dalle tre citate fu quello della stagione 2002/03, che vide prevalere il GCZ, mentre l'ultima vittoria di una squadra d'oltre Röstigraben risale addirittura al 1998/99, quando arrivo primo il Servette), e ciò aumenta quello che Martin Blaser ha chiamato il delta tra entrate e uscite, che si ripercuote poi, ovviamente, sulla campagna acquisti. La sensazione è che, per fare il salto di qualità definitivo, si attenda il nuovo stadio che, nelle intenzioni della dirigenza, dovrebbe essere il volano per un aumento importante delle entrate, con tutto ciò che ne conseguirà.
La nostra sensazione è che il club abbia raggiunto i propri limiti attuali in termine di crescita del livello tecnico. La realtà è che raggiungerne uno che consenta di arrivare tra le prime 3 o 4 è un conto, aspirare alla vittoria del campionato un altro. Il Basilea ha infatti fatto arrivare un giocatore come Xherdan Shaqiri, probabilmente non più in possesso dei mezzi fisici per giocare ad alti livelli, ma ancora in grado di fare la differenza nella nostra Super League. Se poi anche Granit Xhaka andrà a vestire la maglia dei renani, come annunciato, la vita diventerà difficile per tutti. Vero che anche il Lugano, con l'arrivo di Renato Steffen, ha seguito la medesima strada; bisogna però capire se possa essere utile fare altri inserimenti del genere, abdicando in parte alla logica sinora seguita della valorizzazione dei giovani, incassando cifre importanti dalla rivendita.