Difficile smettere di fare
il calciatore. Complicato uscire da un mondo che affascina e lega in
maniera indissolubile. Complesso affrontare la vita normale quando
termina una carriera. Molti giocatori vogliono continuare, non si
fermano. E diventano allenatori: un mestiere che non è per tutti.
Una professione che esige attitudini importanti e capacità di
sopportare pressioni. Il tecnico è il perfetto capro espiatorio, è
sottoposto a critiche e a polemiche. E poi nel calcio va tutto
veloce, i giudizi sono sommari e dipendono da ogni singola partita.
Thierry Henry lo ha capito e ha dichiarato di non percepirsi come
“allenatore di primo livello”. L'ex attaccante attualmente
è un popolare commentatore per CBS Sports, e si dichiara soddisfatto
della sua nuova professione. Spiega: “Che cosa ti protegge una
volta che firmi un contratto da allenatore? Bisogna essere lucidi. Ho
valutato la vita che ho adesso, non devo commettere errori, non solo
per me ma soprattutto per la mia famiglia”. La panchina l'ha
assaggiata, esperienze al Monaco, all'Arsenal, assistente di Martinez
nella Nazionale belga. Ma poi si è reso conto che quel tipo di
professione non fosse per lui. È stato un grande campione, ha
calcato grandi palcoscenici, ma è consapevole che tutto questo non è
abbastanza per compiere il salto dal campo alla panca. E ne ha preso
atto.
CALCIO INTERNAZIONALE

Henry, c'è chi dice no