Juan Ayuso è un
talentuoso e giovane ciclista spagnolo. È partito per il Giro con
grandi speranze e molte ambizioni. È stato vicino alla vetta, poi si
è distanziato. E ha provato la sofferenza. Sulle strade che
portavano a Siena, il famoso e famigerato sterrato, qualche giorno
fa, era caduto. Il ginocchio si è aperto, è stato suturato.
Diagnosi: trauma e infiammazione. Ma ha deciso di continuare e
resistere. Ma ha dovuto gettare la classica spugna, nel corso della
18° tappa. “Mi sento davvero male”, ha comunicato alla
sua squadra; “Non riesco a vedere dall'occhio destro”, ha
aggiunto; “Volevo almeno provarci”, ha concluso
amaramente. Volto tumefatto e morale al ribasso. Il ragazzo è stato
punto da una vespa o da un calabrone che si era infilato sotto il
casco. Ha tentato, ma correre solo l'occhio sinistro non è stato
possibile. Tre punture subite, una delle quali molto vicina al bulbo
oculare. Non ha potuto prendere i farmaci necessari, perché vietati
dall'antidoping. Più che la corsa impervia, lo fermato un insetto.
Questo è il ciclismo, questa è la strada, questa è la grandezza di un
sport magnifico: sempre bellissimo e spesso impossibile.
GIRO D'ITALIA

Maledetta vespa o calabrone