GIRO D'ITALIA
Del Toro e le mani sul Giro
Pubblicato il 31.05.2025 04:19
di Silvano Pulga
Isaac del Toro è giovane, e non ha (ancora?) la classe del suo capitano Tadej Pogačar che, questo Giro, lo sta guardando in televisione. Però, il messicano sa come si fa a guidare una squadra come la UAE in una gara a tappe, quando sei in maglia rosa. Il ciclismo è uno sport individuale: ma quando hai due compagni che si piazzano davanti al gruppo a controllare la corsa, diventa più semplice anche fronteggiare tale Richard Carapaz, uno che, per l'età, potrebbe essere almeno suo zio (è nato nel 1993) e che, va anche detto, ha tanta, tanta esperienza in più, oltre a una classe indiscussa. Poi, certo, la corsa la fanno i corridori e, un pochino, le condizioni atmosferiche: perché se lo scorso anno, a Livigno, erano stati neutralizzati 80 km del tappone alpino a causa di una intensa nevicata a Livigno, in questa edizione a farla da padrone è stato il caldo. Il termometro, sulle asperità valdostane, lunghe e dure, segnava in alcuni punti 26° in quella che i locali ci hanno detto essere la prima giornata davvero pre-estiva di quest'anno. Richard Carapaz ci ha provato. Ha prima punzecchiato la maglia rosa sulla penultima asperità, e poi ha attaccato a fondo a una manciata di km dall'ultimo gran premio della montagna dell'Antagnod, una prima assoluta per il Giro: non una rampa impossibile ma, col caldo e le asperità precedenti, poteva creare qualche problema. Un duello tutto sudamericano, tra l'affermato campione equadoregno e il giovane talentino messicano, mentre davanti il francese Nicolas Prodhomme raccoglieva il frutto di una gara coraggiosissima, conclusa vittoriosamente grazie a uno scatto decisivo nel finale del Col de Joux. Anche senza Tadej Pogačar, insomma, il Giro resta sempre emozionante. Oggi sarà il giorno del giudizio.