GIRO D'ITALIA
Perché ha vinto Simon Yates e perso Isaac Del Toro
Pubblicato il 01.06.2025 07:30
di Silvano Pulga
Il ciclismo, si sa, è uno sport individuale. Però, se non hai una squadra valida, non vinci. Un controsenso? Assolutamente no: arriva primo chi va più forte, ovviamente. Ma devi avere una squadra che sia in grado di controllare gli avversari, inserendosi nelle fughe, che stia davanti a ricucire, che tenga alta l'andatura per stroncare i rivali quando serve. Perché, nel ciclismo, senza squadra non vinci: e i ringraziamenti dei capitani a fine gara ai gregari sono tutto tranne che retorica spicciola. Isaac Del Toro è sicuramente un talento. Ha margini di miglioramento, ovviamente, e ha l'umiltà di saperlo. A Champoluc, infatti, ci aveva detto che avrebbe seguito i consigli dei compagni più anziani e degli strateghi di una squadra, la UAE, che è forse la migliore del mazzo. Non sappiamo, quindi, chi ha sbagliato, nella tappa decisiva della via Lattea, che il campioncino messicano, giustamente, temeva. Quello che abbiamo visto è stata, invece, la minuziosa preparazione da parte degli avversari, ma non la EF di Richard Carapaz, attesissimo e, per questo motivo, controllato a vista dalla maglia rosa e dai suoi sodali. A fare la gara che ha deciso il Giro è stato il terzo incomodo, quello del quale ci insegnano a diffidare sin da piccoli ("Attento che tra i due litiganti, gode un terzo"). Perché il capolavoro di Simon Yates, gemello di Adam, compagno di squadra di Isaac Del Toro, è stato di quelli che ti fanno ringraziare di amare il ciclismo. Gli strateghi della UAE, troppo impegnati a tenere d'occhio Richard Carapaz, si sono persi la fuga iniziale con dentro Wout Van Aert della Visma, compagine forte e soprattutto capitanata dal britannico, terzo in classifica a un minuto e rotti. Il belga non è partito per caso: era lì a fare da boa al capitano il quale, ancora ampiamente in classifica, aveva tutti i numeri per provarci. C'era poi il precedente del Giro del 2018, con Simon Yates sconfitto proprio sul colle delle Finestre, la micidiale salita sterrata ancora una volta protagonista. Diciamolo: uno stratega deve conoscere la storia, è una delle regole di grammatica della geopolitica. Il ciclismo è piccola cosa rispetto agli equilibri mondiali: ma le regole sono le stesse. La Visma aveva galleggiato fino a ieri, tenendo il suo uomo in classifica ma lasciando che fossero gli altri a giocarsela, anche se il gigantesco belga, a Siena, aveva dato una pennellata della sua classe, in un'altra tappa con lo sterrato. Tanti motivi per stare all'occhio, insomma: ma l'attenzione era tutta per Carapaz, lui invece senza compagni in grado di aiutarlo nelle ascese decisive. E, sul micidiale colle delle Finestre, decisivo nel 2018, è partito l'attacco decisivo del campione inglese, probabilmente preparato da settimane, che sapeva di poter contare sul compagno di squadra, davanti ad aspettarlo e a tirarlo in discesa e, soprattutto, sul tratto in falsopiano. Il resto è ormai la piccola grande storia del ciclismo, in un Giro maltrattato da alcuni per l'assenza di corridori di primissimo piano, ma che ha entusiasmato chi lo ha visto, dal vivo e in televisione. Isaac Del Toro ha perso per inesperienza, sicuramente; e il suo tentativo di convincere Richard Carapaz ad aiutarlo, con le polemiche a fine gara, è stato dettato proprio dall'essere giovane e non ancora in grado, probabilmente, di comprendere che, in bicicletta, è molto raro che si aiuti un avversario a vincere una gara importante. A noi è venuto subito in mente il duo Magni-Coppi, con l'Airone che portò il rivale al traguardo, facendogli prendere la maglia rosa ai danni di Gastone Nencini in testa alla classifica, il quale aveva forato nel momento sbagliato. Tuttavia erano altri tempi, c'erano in ballo rapporti personali vecchi di lustri, la possibilità per l'Airone di vincere la tappa, cose così. Probabilmente, un buon stratega avrebbe consigliato il giovane messicano di non rispondere alle parole di Carapaz. La UAE resta fortissima: però, forse, bisogna iniziare a studiare la storia di questo sport.