Il popolo nerazzurro è in subbuglio: l'addio di Simone Inzaghi ha provocato reazioni contrastanti. La
pesantissima sconfitta nella finale di Champions, nella quale il club
ha scritto la storia, ma al contrario rispetto alle aspettative dei
tifosi, è un macigno del quale ci vorrà parecchio tempo a
liberarsi. L'allenatore ha fatto una scelta di vita,
accettando il ricchissimo contratto proveniente dall'Arabia Saudita e
l'irrilevanza calcistica, visto che la vecchia Europa resta ancora il
continente centrale sotto l'aspetto del football. In mezzo, appunto,
i fans della Beneamata, che scoprono all'improvviso di essere, dal
punto di vista tecnico, allo stesso livello della Juventus e
addirittura leggermente più indietro rispetto al bistrattato Milan,
dopo aver fatto dell'ironia sui dirimpettai senza allenatore ancora
la scorsa settimana. Monaco, insomma, starebbe iniziando ad
avvelenare l'ambiente nerazzurro. Più di un tifoso ci ha rivelato
che, forse, sarebbe stato meglio che, quella sera di maggio, fino a
pochi giorni fa una pietra miliare della storia nerazzurra, Acerbi
non avesse segnato. In realtà, al netto del fatto che certe emozioni
restano dentro una vita, nel bene e nel male, l'analisi è forse più
complessa, e non riguarda semplicemente la pur disastrosa disfatta di
sabato. Riesce difficile pensare che Simone Inzaghi abbia concluso
una trattativa così complessa in un paio di giorni, e con lo shock
di una partita persa in quel modo. La realtà è che, un po' come
accade con José Mourinho dopo la vittoria di Madrid nel 2010, le
trattative erano sicuramente in corso da molto, molto prima. E quanto
abbiano distratto il tecnico, messo in condizione di fare una scelta
strategica sul proprio futuro, non è dato sapere. Quello che rimane
all'Inter è un pugno di mosche in mano. La realtà dell'addio di Simone Inzaghi, è probabilmente
un'altra: il mister si era reso conto che la spina dorsale della sua
squadra era al canto del cigno. E, probabilmente, non ha ricevuto le
dovute assicurazioni da parte della dirigenza rispetto alla
prospettiva di un mercato a nove cifre, visti anche gli sbandierati
incassi della stagione, che hanno fatto parlare tanti tifosi
dell'importanza dello scudetto del bilancio, come dei milanisti
qualsiasi. Oggi, invece, l'incertezza sul futuro provoca quel senso
di smarrimento che si legge su tante pagine social di supporter
interisti. Va detto: erano in tanti a criticare il tecnico
piacentino. Ma la sua partenza, per molti, significa che in società,
probabilmente, è arrivato l'ordine di puntare su giovani promettenti
(lo sono tutti, quando arrivano: il problema è quando poi scendono
in campo) e non su campioni affermati, come in molti speravano.
Fiducia in Marotta, ovviamente. Qualcuno, però, scopre oggi che
Beppe da Varese è sì l'uomo delle cinque finali europee, ma che le
ha perse. Tutte. Sarà, insomma, una lunga e travagliata estate. E a
ridere, per ora, è il Napoli, con una realtà (tra l'altro
sostenibile) che si sta consolidando. E che, perlomeno in Italia,
potrebbe aprire un ciclo. Come avrebbe potuto fare l'Inter, in questo
quadriennio: ma non c'è riuscita.
CALCIO ITALIANO

Perché Inzaghi ha lasciato l'Inter