"Se
Atene piange, Sparta non ride"
è un conosciutissimo detto d'oltre confine, come noto, ma usato
anche da noi. E può essere utilizzato per descrivere la situazione
attuale di Milan e Inter. I nerazzurri davano l'idea della società
solidissima, con una squadra e un cammino consolidati, con l'essere
in lizza per vincere tutto, contrapposti a una realtà allo sbando,
con un cambio d'allenatore in corsa, la sconfessione del progetto
tecnico estivo con un mercato di riparazione costoso ma non in grado
di consentire al club di entrare tra le prime quattro, oggi la
situazione è cambiata, come noto. "Mal
comune mezzo gaudio"
è un'altra sentenza celebre, anche alle nostre latitudini. Tuttavia,
il tifoso rossonero si trova a dover fare i conti con una realtà la
quale, a oggi, assume contorni come minimo interlocutori. Le parole
di Furlani ("Il
club è bene amministrato, non serviranno sacrifici importanti")
sono state seguite dalla trattativa per la cessione di Tijjani
Reijnders, talentuoso centrocampista sul quale, si pensava, andava
ricostruita una squadra ambiziosa per la prossima stagione. Il Milan
ha un allenatore, tra l'altro esperto e carismatico: ma ancora non si
è capito quale squadra gli verrà messa a disposizione. Premessa
necessaria: la di là del valore del centrocampista olandese, votato
tra i migliori del suo ruolo in Serie A, se davvero, come affermato
dalla stampa sportiva della vicina Penisola, avverrà la sia
cessione, sarà importante vedere chi arriva. Soprattutto, le
prossime settimane ci dimostreranno l'affiatamento dell'asse
Tare/Allegri, e quanto la proprietà sarà disponibile ad
assecondarne le richieste. Il tecnico livornese è personaggio
carismatico e con un'idea di calcio che potrà forse non piacere ma
che, in questo momento, potrebbe essere funzionale alle aspettative
rossonere: si vincono le partite subendo un gol in meno degli
avversari, non solo segnandone uno in più. In ogni caso, a oggi, il
popolo rossonero di certezze ne ha pochine. Da via Aldo Rossi filtra,
tradizionalmente, pochissimo. Tare e Allegri non parlano, ovviamente,
e il club approfitta del fatto che i riflettori, in questo momento,
sono puntati sull'alta sponda del Naviglio, dopo il terremoto
avvenuto in questi ultimi giorni. La stragrande maggioranza dei
tifosi milanisti, tuttavia, ha smesso di pubblicare meme di sfottò
agli interisti domenica a mezzogiorno e, oggi, si preoccupa del
futuro della propria squadra. Va, infine, detto: finalmente, anche
oltre confine, qualcuno inizia a dire ciò che scriviamo da mesi, e
cioè che il calcio italiano di club ha limiti evidenti, contrapposto
a quello inglese e ai top club europei. Le squadre vincenti, a
livello continentale, si costruiscono attraverso investimenti di
grande spessore che, oggi, nessun club della vicina Penisola è in
grado di fare. Gli arabi vengono a fare la spesa in Italia, ma non ci
pensano neppure ad acquisire direttamente un club di Serie A: troppe
le incognite dal punto di vista finanziario.
CALCIO ITALIANO

Il Milan che verrà