CALCIO ITALIANO
Italia, e adesso?
Pubblicato il 10.06.2025 08:12
di Silvano Pulga
La chiusura della stagione, con l'addio di Luciano Spalletti alla nazionale italiana, non poteva ovviamente coincidere con una prestazione di grande spessore. Da parte del gruppo vi è, ovviamente, molta incertezza sul futuro prossimo e a medio termine. La consapevolezza che sarà praticamente impossibile strappare alla Norvegia il passaporto diretto per il Mondiale del prossimo anno, in virtù di una differenza reti catastrofica, è evidente, così come il fatto che il futuro, a breve e medio termine, sia quantomeno nebuloso.
Si può ovviamente criticare la gestione del presidente della federazione Gravina; tuttavia, il recente voto ne ha confermato la grande forza dal punto di vista politico, e questo è un dato oggettivo con il quale fare i conti, oggi e nel futuro, almeno a medio termine.
La scelta Ranieri, al netto dei problemi da risolvere con l'AS Roma, era stata dipinta da una certa narrazione come una delle migliori possibili, visto quanto disponibile oggi sul mercato: impensabile un ritorno di Mancini, mentre i tecnici italiani più forti sono ormai tutti accasati. L'allenatore romano ha però declinato l'invito, come emerso nelle ultime ore: troppe complicazioni e, soprattutto, una parola d'onore data a Gasperini che ha rifiutato la Juventus, in virtù di una stretta di mano con l'ex collega, che gli ha dato precise garanzie sul progetto della proprietà. Cose d'altri tempi? Può darsi, ma a noi piacciono. Tanto.
E adesso? Si riparte daccapo. Bisognerà decidere di scegliere tra un "pontiere" o un progetto a lungo termine. Nel secondo caso, si dovrà prescindere da un eventuale risultato negativo in queste qualificazioni mondiali, del resto compromesso da altri. Nel primo, avere un'idea chiara su quale sia l'altra sponda sulla quale appoggiare il ponte. Un tecnico attualmente sotto contratto ma che si potrebbe liberare in futuro? Qualche cavallo di ritorno? Oppure si decide di fare una scommessa su qualche giovane tipo De Zerbi o Farioli, dandogli però precise garanzie a lungo termine? La realtà è quella di una situazione dove manca un progetto: il solo fatto che si sia deciso inizialmente di puntare su un tecnico di 74 anni, peraltro già notoriamente impegnato con una società attraverso un incarico di dirigenza, la dice lunga su come siano messe le cose. E quello che gran parte della stampa sportiva d'oltre confine avesse accettato questa ipotesi in maniera acritica, se non entusiasta, anche. 
Luciano Spalletti ha invece chiuso come poteva, in una situazione surreale. Forse, dopo il fallimento dello scorso anno agli Europei (è ritornata ancora in voga la battuta del collega di 20 Minuten sulla Ferrari e la Panda), bisognava avere il coraggio di chiudere e ripartire.
Ora, il futuro: a settembre gli Azzurri sono attesi da altre partite importantissime. Servirà una guida. E, perché no, un piano credibile.