AC BELLINZONA
"Siamo a un bivio..."
Pubblicato il 10.06.2025 08:30
di L.S.
Potrebbe essere la settimana decisiva, quella del passaggio di proprietà. Nei prossimi giorni, Pablo Bentancur incontrerà Frank Otto, e allora capiremo se davvero l’AC Bellinzona passerà in nuove mani.
Come sta vivendo questo periodo di incertezza Brenno Martignoni, che il 17 giugno, festeggerà un anno di presidenza granata?
Presidente, come va?
“Veramente, l’essere ad un bivio, comporta instabilità su più piani. Questo stato di fermo si frappone all’avvio di un nuovo corso. D’altro canto, è la proprietà che deve determinarsi. Per quanto mi concerne, posso continuare -come finora- a offrire sostegno e competenze, ma, l’ultima parola, è solo e soltanto di Pablo Bentancur e della sua famiglia.”
Lei comunque resterà, vero?
“Il lavoro iniziato richiederebbe continuità e l’ACB stesso dovrebbe progredire in stabilità. Anche per le dinamiche di unificazione di tutti i settori del club, che sono in piena implementazione.Poi, però, a dipendenza del nuovo assetto, andranno definite le impostazioni e chi sarà chiamato a portarle avanti. Ogni rassicurazione, in questa fase, è prematura.”
Un anno di presidenza: com’è stato?
“È stato un calarsi in logiche diverse. Un importante cambiamento. Una bella sfida. Tanto più che non è stata una stagione facile, diciamo che i colpi di scena non sono mancati”.
Qualche grattacapo ma anche qualche soddisfazione, vero?
“È vero, in generale, l’assetto non è quasi mai stato da “comfort zone”. Ci sono però stati momenti ricchi. Sul campo, l’impresa sfiorata ai quarti di Coppa con il Losanna, fuori dal campo la vittoria al tribunale internazionale dello sport, con la restituzione dei tre punti e la licenza accordata, che ci ha permesso il mantenimento della categoria”.
Forse qualcuno non ha ancora capito bene il suo ruolo:
“Io sono una sorta di “raccoglitore”, un collante tra componenti del popolo granata. Un punto di incontro. Pane al pane. Vino al vino. Non di facciata, bensì di sostanza. Chi mi conosce, sa che sono così. Sto regolarmente con i ragazzi, interpretando la figura presidenziale a 360 gradi, intrisa di emozioni. Mi stanno a cuore le individualità e le storie di ognuno. La conoscenza personale è fondamentale: il sentimento di appartenenza è l’approccio vincente”.
Si riferisce forse alla prima squadra?
“Soprattutto a quella, sì. Chi gioca qui, deve capire che il tifoso del Bellinzona non è solo quello che va allo stadio, ma qui si vive il calcio ovunque e tutti i giorni. Quella granata è una tifoseria unica e speciale, tosta e senza fronzoli. Di bandiera. Nel bene e nel male”.
Tornando alla società, dallo scorso ottobre, il settore giovanile fa ormai parte della ACB SA:
“L’idea è che di ACB ce ne sia uno solo. Dai più piccoli fino ai professionisti. Una famiglia che deve comunicare e parlare la stessa lingua”.
Un’operazione riuscita?
“Senz’altro. Ne sono convinto. Il raggruppamento dell’ACB è stato un indirizzo proficuo e assolutamente fondamentale. Ha permesso di lavorare su basi uniformi e di costruire in proiezione futura, riaffermando la bontà di quanto già c’era e imbastendo visioni e progetti condivisi”.
Ieri a Gorduno si è visto un esempio di questa “famiglia”, con la festa Footeco 14, vero?
“Proprio così. È stata una giornata ufficiale ma anche si svago, per celebrare i successi dei nostri ragazzi in maglia ACB. Momenti autentici, da incorniciare, fondamentali per cementare quell’unione tra giocatori, formatori e genitori”.