John McEnroe è stato
numero uno al mondo per quattro anni, ha vinto quattro Us Open e tre
Wimbledon. Si era nel pieno degli anni Ottanta. Era un artista della
racchetta, un mancino formidabile. Ogni partita con lui in campo
pareva un'esperienza esistenziale. Il tennis è uno sport
individuale. Costringe a fare i conti con sé stessi. Non si può
parlare con nessuno. L'avversario si trova oltre la rete. Bisogna
andare oltre i propri limiti, e contenere l'emotività e la
fragilità. McEnroe era sempre in lotta, con il suo io, con il mondo
che lo circondava. Ma come giocava. Andava all'attacco. Il punto lo
voleva chiudere. Il suo rivale acerrimo era il glaciale e impassibile
Borg, che non si muoveva dalla linea di fondo. Due stili, due
incompatibilità che esaltavano e proponevano fantastici duelli. Ora
ha i capelli bianchi e fa l'opinionista. E si è espresso su Sinner e
Alcaraz: “Il livello del loro tennis è il più alto che ho mai
visto: Jannik e Carlos sarebbero favoriti contro il miglior Nadal a
Parigi”. Aggiunge: “Hanno elementi di unicità. Carlos è
talentuoso, Jannik non è lontano. Alcaraz è più luminoso, Sinner è
più continuo”. E conclude: “Alcaraz è l'unico tennista
per cui pagherei il biglietto. Sa mettersi nei guai e togliersi con
una facilità disarmante”.
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"Alcaraz è l'unico per cui pagherei un biglietto"