Berlusconi e il Milan è
una di quelle storie che hanno una trama lunga e piena di
avvenimenti. Era il classico imprenditore rampante, era l'Italia
degli anni Ottanta, il Paese voleva vivere senza pensieri. Lo
sviluppo era esploso, e il divertimento divenne la categoria che
orientava le esistenze. L'istante doveva inebriarsi di voluttà. Era
il 1986 e il Milan stava fallendo. Lo comprò per pochi spiccioli e
ne mantenne la proprietà per 31 anni. Lo acquistò perché il calcio
italiano era una formidabile arma di consenso, dava una grandiosa
popolarità, era uno straordinario mezzo di persuasione delle folle.
Sul piano sportivo portò il Milan sul tetto del mondo, sapeva
scegliere allenatori e calciatori. Sapeva trasmettere passione e
coraggio. Era un condottiero ed esercitava un indiscusso carisma.
Comunicava un messaggio. Di che tipo o di quale qualità è un mero
dettaglio. Il Milan sotto la sua gestione giocava un gran calcio, era
ambizioso e rispettava l'avversario. Non intendeva esercitare una
suprema potestà di dominio, voleva convincere, intendeva ammaliare e
concupire. Spese senza limiti: con lui gli investimenti divennero
miliardari, ruppe un equilibrio. E il pallone prese a rotolare
velocemente e da allora non si ferma più. Morì il 12 giugno 2023.
CALCIO ITALIANO

Berlusconi è il Milan