Terza vittoria consecutiva, per la Ferrari, a Le Mans: a vincere l'auto "privata" contrassegnata dal numero 83 e caratterizzata da una sgargiante livrea gialla. Poco male, comunque: i punti in classifica costruttori, che è quello che conta, vanno alla scuderia del cavallino. Tenuto conto che la gara della Sarthe ne mette in palio un numero molto maggiore rispetto a una normale, il primo, il terzo e quarto posto delle monoposto emiliane proiettano a quota 202 (contro i 91 della Toyota e gli 80 della Porsche) il bottino di squadra: difficilmente, quindi, il titolo mondiale WEC, quest'anno, potrà sfuggire. A soli tre anni dal rientro ufficiale di Maranello in queste gare, molto più sofisticate di quelle che si correvano nel secolo scorso, quando le auto in livrea rossa scrivevano la storia dell'automobilismo in questa categoria, davvero un grandissimo successo.
La corsa, con la Porsche numero 6 unica vera avversaria della Ferrari, è stata come sempre caratterizzata da colpi di scena, ingresso della Safety car e qualche contrattempo. Impressione però il fatto che le prime 4 siano racchiuse nello spazio davvero minimo di 30" circa: in una gara di 24 ore, davvero nulla. Grossi rimpianti, tuttavia, per la Porsche: il team di Stoccarda ha gestito in modo perfetto la strategia di corsa, infilandosi tra le Rosse, con l’equipaggio composto dal trio Campbell-Vanthoor-Estre. Il più amareggiato, a fine gara, è stato probabilmente il pilota francese dell'auto numero 6: il grande lavoro di tutti è stato premiato dal posto d'onore sul podio, ma il team di Stoccarda è andato davvero vicinissimo al colpaccio. E, per un pilota di casa, Le Mans è una vittoria che contraddistingue una carriera.
A tagliare per primo il traguardo è stato invece Robert Kubica, a lungo comprimario in Formula 1, con una carriera tagliata in due da un grave incidente in un rally, che gli impedì di arrivare alla Ferrari (ma in F1) al fianco di Fernando Alonso. A Maranello ci sarebbe arrivato molti anni più tardi, anche se in un altro campionato, e con una vettura non completamente rossa. E oggi, a 40 anni, assieme a Phil Hanson e a YI Yeifei (primo cinese a vincere a Le Mans) sale sul gradino più alto del podio in quella che resta la corsa più affascinante del mondo. I grandi amori non finiscono: fanno giri strani, e poi ritornano. Come cantava Venditti. Nel secolo scorso.
La corsa, con la Porsche numero 6 unica vera avversaria della Ferrari, è stata come sempre caratterizzata da colpi di scena, ingresso della Safety car e qualche contrattempo. Impressione però il fatto che le prime 4 siano racchiuse nello spazio davvero minimo di 30" circa: in una gara di 24 ore, davvero nulla. Grossi rimpianti, tuttavia, per la Porsche: il team di Stoccarda ha gestito in modo perfetto la strategia di corsa, infilandosi tra le Rosse, con l’equipaggio composto dal trio Campbell-Vanthoor-Estre. Il più amareggiato, a fine gara, è stato probabilmente il pilota francese dell'auto numero 6: il grande lavoro di tutti è stato premiato dal posto d'onore sul podio, ma il team di Stoccarda è andato davvero vicinissimo al colpaccio. E, per un pilota di casa, Le Mans è una vittoria che contraddistingue una carriera.
A tagliare per primo il traguardo è stato invece Robert Kubica, a lungo comprimario in Formula 1, con una carriera tagliata in due da un grave incidente in un rally, che gli impedì di arrivare alla Ferrari (ma in F1) al fianco di Fernando Alonso. A Maranello ci sarebbe arrivato molti anni più tardi, anche se in un altro campionato, e con una vettura non completamente rossa. E oggi, a 40 anni, assieme a Phil Hanson e a YI Yeifei (primo cinese a vincere a Le Mans) sale sul gradino più alto del podio in quella che resta la corsa più affascinante del mondo. I grandi amori non finiscono: fanno giri strani, e poi ritornano. Come cantava Venditti. Nel secolo scorso.
(Foto SP)