Il graffio del campione, la luce che si accende nel momento
giusto, quando la partita si decide.
È in quegli attimi che i fenomeni fanno la differenza, quando c’è bisogno di loro, del loro talento.
Lionel Messi, anche ieri sera, nonostante i 38 anni (li compirà tra quattro giorni), è stato capace di regalare una delle sue perle, estratte da quel repertorio infinito che ci ha mostrato durante la sua incredibile carriera.
Una punizione, di sinistro, a chiudere sulla sinistra del portiere, dove il malcapitato Claudio Ramos, portiere di riserva del Porto, non ci è potuto arrivare.
Una rete che si vedeva arrivare, sia per la posizione della barriera, sia per l’incertezza, o meglio, per la dannata paura, che il portiere dei portoghese palesava dai suoi gesti frenetici.
Si vedeva lontano un miglio che temeva il momento, il confronto con il più forte di tutti, che quella situazione non avrebbe mai voluto viverla.
E così, invece di sfidare Messi a tirare una punizione sopra la barriera, si è lasciato attrarre dal mortifero passo verso l’interno della porta, che spesso fanno i portieri sulle punizioni: un errore imperdonabile, una sorta di suicidio tattico che si può commettere anche a 33 anni.
Messi ha capito che sulla riga di porta c’era un portiere insicuro ed emotivamente fragile, e dall’alto della sua esperienza, lo ha trafitto con una punizione a mezza altezza.
Bella, per carità, ma parabilissima.
La faccia del povero Ramos, ripreso cinicamente dalle telecamere mentre Messi e l’Inter Miami festeggiavano, diceva tutto. Lo sconforto racchiuso in un viso. L’emblema dello sconfitto, che sapeva di perdere e ha alla fine ha perso.
Ma in questo Mondiale per club scalcagnato, un Messi che firma ancora questi quadri d’autore, è indispensabile. Perciò va bene così. Grazie Leo, e soprattutto, grazie Claudio.
È in quegli attimi che i fenomeni fanno la differenza, quando c’è bisogno di loro, del loro talento.
Lionel Messi, anche ieri sera, nonostante i 38 anni (li compirà tra quattro giorni), è stato capace di regalare una delle sue perle, estratte da quel repertorio infinito che ci ha mostrato durante la sua incredibile carriera.
Una punizione, di sinistro, a chiudere sulla sinistra del portiere, dove il malcapitato Claudio Ramos, portiere di riserva del Porto, non ci è potuto arrivare.
Una rete che si vedeva arrivare, sia per la posizione della barriera, sia per l’incertezza, o meglio, per la dannata paura, che il portiere dei portoghese palesava dai suoi gesti frenetici.
Si vedeva lontano un miglio che temeva il momento, il confronto con il più forte di tutti, che quella situazione non avrebbe mai voluto viverla.
E così, invece di sfidare Messi a tirare una punizione sopra la barriera, si è lasciato attrarre dal mortifero passo verso l’interno della porta, che spesso fanno i portieri sulle punizioni: un errore imperdonabile, una sorta di suicidio tattico che si può commettere anche a 33 anni.
Messi ha capito che sulla riga di porta c’era un portiere insicuro ed emotivamente fragile, e dall’alto della sua esperienza, lo ha trafitto con una punizione a mezza altezza.
Bella, per carità, ma parabilissima.
La faccia del povero Ramos, ripreso cinicamente dalle telecamere mentre Messi e l’Inter Miami festeggiavano, diceva tutto. Lo sconforto racchiuso in un viso. L’emblema dello sconfitto, che sapeva di perdere e ha alla fine ha perso.
Ma in questo Mondiale per club scalcagnato, un Messi che firma ancora questi quadri d’autore, è indispensabile. Perciò va bene così. Grazie Leo, e soprattutto, grazie Claudio.