CALCIO INTERNAZIONALE
Il cucchiaio di Panenka
Pubblicato il 20.06.2025 07:04
di A. L.
Era il 20 giugno del 1976; si era a Belgrado nello stadio della Stella Rossa, e si disputò la finale dei Campionati europei; in finale arrivarono Cecoslovacchia e Germania Ovest; la partita terminò 2-2 dopo i tempi supplementari. Si imposero ai rigori, clamorosamente, i cechi, con il risultato di 5-3. Il rigore decisivo lo segnò Antonin Panenka. Era un centrocampista, giostrava sulla trequarti. Portava dei baffi. Si presentò sul dischetto. Calciò e si alzò una leggera nuvola bianca di gesso. Sepp Maier, il mitico portiere tedesco, si tuffò alla sua sinistra. Ma il pallone, toccato con leggerezza, finì con un pallonetto, quasi beffardo, nel centro della porta. Nacque il cucchiaio. Panenka lo provava da anni. Erano tempi dove i segreti si potevano mantenere. Le immagini erano sporadiche. Lo avrebbe calciato già in semifinale contro l'Olanda. Ma il destino, talvolta, ha vie impervie. L'occasione capitò proprio all'atto conclusivo, quasi all'ultimo respiro. Totti, Pirlo, Zinedine sono soltanto degli emuli. Hanno ripetuto il gesto, l'intuizione geniale. Panenka ebbe una visione e decise di realizzarla. Il rivoluzionario rompe lo schema, pensa capovolgendo il punto di osservazione. La spiegazione fu icastica: “L'ho visto come il modo più semplice per segnare”. Maier, in pieno parossismo agonistico, protestò, convinto che fosse stata commessa un'irregolarità. Ma era tutto legale. All'improvviso un atto creativo diventa innovativo.