CICLISMO
Pogacar contro tutti?
Pubblicato il 23.06.2025 08:45
di Silvano Pulga
Ci siamo quasi: sabato 5 Luglio prenderà il via il Tour de France. La Grande Boucle, giunta all'edizione numero 112 , prenderà il via, questa volta, dall'Esagono: Le Grand Départ avrà luogo infatti a Lille. La chiusura, spostata a Nizza lo scorso anno per la concomitanza coi Giochi, , tornerà invece a Parigi sugli Champs-Élysées. Gli organizzatori, tuttavia, hanno voluto aggiungere un po' di pepe, prevedendo che i corridori affrontino per tre volte la salita a Montmartre. Gli stessi hanno inoltre reintrodotto il Mont Ventoux, assente da quattro edizioni. Non solo: come nel 2016, l'arrivo sarà previsto in cima alla montagna, una delle cime che hanno fatto la storia di questo sport.
A differenza di quanto accaduto al Giro, in Francia ci saranno tutti i più grandi corridori del panorama ciclistico mondiale: da Tadej Pogačar, fresco vincitore del Giro del Delfinato, a Remco Evenepoel, passando da Jonas Vingegaard e Primož Roglič, deludente però quest'ultimo al Giro. Moltissimi poi i possibili candidati a una vittoria di tappa o a qualche grande impresa: Lenny Martinez in montagna, Wout van Aert e Mathieu van der Poel, in grado anch'essi di pennellare grande ciclismo.
Lo sloveno, dominatore al Delfinato, appare come il favorito numero uno. L'atteso Remco Evenepoel, sempre una freccia nelle gare contro il tempo, ha dimostrato qualche limite inatteso in montagna, terreno dove, al contrario, il campione del mondo in carica eccelle. Il belga, inoltre, si è fatto sentire coi vertici della sua squadra, la Soudal Quick-Step: il fatto di essersi ritrovato in fuga con quaranta corridori e neppure un compagno lo ha allarmato parecchio, in chiave Tour de France. La sicura assenza di Mikel Landa, a causa dei postumi di una caduta al Giro, è una tegola non indifferente per il campione olimpico. La brutta prestazione al Delfinato costerà invece il posto al Tour a Valentin Paret-Peintre, altro compagno di squadra del belga: un segnale forte che il direttore sportivo De Wolf ha voluto dare alla squadra. Dovrebbe invece far parte del team Van Wilder, che ha invece fatto bene al Tour de Suisse appena terminato, e vinto da Joao Almeida della UAE, grazie alla bella affermazione nella cronoscalata di 10 km da Beckenried a Stockhütte, vinta col tempo di 27'33''. Il portoghese ha così conquistato la Maglia oro, strappandola a Kevin Vauquelin, giunto staccato a 1'40'' di distanza nella crono e a 1'07'' nella classifica generale finale della nostra corsa a tappe.   
Dopodiché, De Wolf è stato chiaro nei confronti del suo capitano: "Remco non può correre come ha fatto Simon Yates al Giro d'Italia, restando in attesa: lui è uno che deve attaccare. Certo, potrebbe prendere la maglia dopo la cronometro. Però, se attacchi, sono gli altri che devono correrti dietro: e se sarà abbastanza forte, il resto sarà conseguenza.".  (Sky Sport).Ha parlato, nei giorni scorsi, anche Eddy Merckx. Il belga, che ha compiuto ottant'anni, non si è fatto pregare quando gli è stato chiesto un paragone tra la sua epoca e quella attuale: "Tadej Pogačar mi assomiglia? Per come vince, certo che sì. Ma i miei avversari erano altri:  da Gimondi, il più completo, tenace e continuo di tutti i miei rivali a Fuente, un fenomeno in salita. Nelle classiche me la dovevo vedere ho contro giganti come Godefroot e De Vlaeminck. Tra di noi era sempre battaglia, da inizio a fine stagione. Perché eravamo professionisti ma con la grinta dei dilettanti. Lo sloveno mi ha impressionato per come ha vinto il Mondiale, l’ultimo Lombardia in fuga da solo e per come ha staccato tutti, rimanendo seduto, sul Mur de Huy alla Freccia Vallone. Dovrebbe lasciare ogni tanto qualcosa agli avversari? Chi va più forte deve vincere. Un vero campione si comporta così: i regali sono cose per il Natale e i compleanni."  (Eurosport).