Per
noi con i capelli grigi, Aldo Serena è stato uno degli attaccanti
più interessanti degli anni '80. In un'epoca dove i giocatori
stranieri, in Serie A, avevano delle limitazioni di numero, il buon
Aldo, originario di Montebelluna (TV), era tra i migliori in
circolazione: forte di piede, di testa, nel gioco di rimessa e con
una buona intelligenza tattica, si ritagliò un discreto spazio in
quegli anni, militando tra l'altro (caso più unico che raro, in
un'epoca dove i giocatori erano molto meno mobili di adesso), in
tutte le squadre milanesi e torinesi del massimo campionato italiano,
e sempre con buoni risultati. Fece anche parte della sfortunata
spedizione azzurra a Italia 90, senza essere tra i principali
protagonisti e, forse, con qualche rimpianto: ma era chiuso da grandi
nomi, come Vialli e la rivelazione Totò Schillaci. Di lui
ricordiamo, in particolare, il gol all'esordio a San Siro in maglia
nerazzurra, a 18 anni, a San Siro contro la Lazio, partita alla quale
assistemmo dal vivo. Famoso un aneddoto che lo riguarda. Convocato
dal presidente dell'Inter Ernesto Pellegrini, che doveva annunciargli
il passaggio alla Juventus, il giocatore disse che sarebbe venuto, ma
in ritardo, visto che avrebbe assistito al celeberrimo concerto a
Milano di Bruce Springsteen, il 21 giugno 1985, 40 anni fa giusti:
una data scolpita nella memoria anche di chi scrive, tra l'altro.
Aldo Serena rinunciò ai bis del Boss e,
a mezzanotte, venne informato dal presidente nerazzurro, recentemente
scomparso, del passaggio alla Juventus per la stagione successiva.
Oggi, come noto, è apprezzato commentatore televisivo nella vicina
Penisola e, in questa veste, è stato intervistato da Repubblica, in
occasione del suo sessantacinquesimo compleanno.
Come
noi, del resto, l'ex giocatore ha grande nostalgia del secolo scorso,
e così si è lasciato andare ad alcuni ricordi: "Oggi
il tifoso è trattato come un consumatore: deve pagare, comprare, ma
stare lontano dai suoi beniamini. Avevo uno zio di Inverigo, veniva
spesso a trovarmi ad Appiano Gentile, prendeva il caffè anche coi
miei compagni. Andavamo spesso alle feste nei club dei tifosi. Oggi,
i calciatori sono in una bolla, distanti, e la cosa sembra tra
l'altro farli stare bene. Noi, invece, i tifosi li ascoltavamo, c'era
un altro rapporto." Tutto
vero, per non parlare degli anni precedenti. A Milano non esistevano
i locali notturni che ci sono adesso o, perlomeno, erano molto meno
frequentati dai calciatori, tenuti d'occhio da una rete implacabile
di tifosi che informavano puntualmente e inesorabilmente gli
allenatori di eventuali "vizi" dei loro beniamini: le
distrazioni non erano ammesse. Nostro padre ci raccontava che, a
Milano, nel secolo scorso, Lennart Skoglund, grande attaccante
dell'Inter campione d'Italia guidata da Alfredo Foni (il quale visse
e allenò anche in Ticino, morendo a Breganzona nel 1985), aveva
aperto un bar, che si chiamava proprio "Bar
Nacka", dal
suo soprannome (Nacka è un quartiere di Stoccolma, del quale
l'attaccante era originario, e dove esiste un monumento dedicato al
giocatore, il più famoso in Svezia prima dell'arrivo di Zlatan
Ibrahimović). Il locale era ovviamente frequentatissimo dai
giocatori di Inter e Milan, e attirava tantissimi ragazzi, tra i
quali anche il nostro genitore. "Nacka", dietro
al banco a servire, era talvolta ubriaco, e il vizio lo portò
purtroppo a morire prematuramente, in patria, a soli 46 anni. Oggi è
sepolto al cimitero di Skogskyrkogården, un vero e proprio bosco in
mezzo alla capitale svedese, con le lapidi tutte uguali. E dove,
tempo fa, andammo a deporre un fiore a nome di nostro padre il quale,
pur essendo tifoso del Milan, lo aveva ammirato tantissimo, per le
sue prodezze in campo.
CALCIO ITALIANO

Il calcio ai tempi di Aldo Serena