CALCIO ITALIANO
Il calcio ai tempi di Aldo Serena
Pubblicato il 27.06.2025 06:26
di Silvano Pulga
Per noi con i capelli grigi, Aldo Serena è stato uno degli attaccanti più interessanti degli anni '80. In un'epoca dove i giocatori stranieri, in Serie A, avevano delle limitazioni di numero, il buon Aldo, originario di Montebelluna (TV), era tra i migliori in circolazione: forte di piede, di testa, nel gioco di rimessa e con una buona intelligenza tattica, si ritagliò un discreto spazio in quegli anni, militando tra l'altro (caso più unico che raro, in un'epoca dove i giocatori erano molto meno mobili di adesso), in tutte le squadre milanesi e torinesi del massimo campionato italiano, e sempre con buoni risultati. Fece anche parte della sfortunata spedizione azzurra a Italia 90, senza essere tra i principali protagonisti e, forse, con qualche rimpianto: ma era chiuso da grandi nomi, come Vialli e la rivelazione Totò Schillaci. Di lui ricordiamo, in particolare, il gol all'esordio a San Siro in maglia nerazzurra, a 18 anni, a San Siro contro la Lazio, partita alla quale assistemmo dal vivo. Famoso un aneddoto che lo riguarda. Convocato dal presidente dell'Inter Ernesto Pellegrini, che doveva annunciargli il passaggio alla Juventus, il giocatore disse che sarebbe venuto, ma in ritardo, visto che avrebbe assistito al celeberrimo concerto a Milano di Bruce Springsteen, il 21 giugno 1985, 40 anni fa giusti: una data scolpita nella memoria anche di chi scrive, tra l'altro. Aldo Serena rinunciò ai bis del Boss e, a mezzanotte, venne informato dal presidente nerazzurro, recentemente scomparso, del passaggio alla Juventus per la stagione successiva. Oggi, come noto, è apprezzato commentatore televisivo nella vicina Penisola e, in questa veste, è stato intervistato da Repubblica, in occasione del suo sessantacinquesimo compleanno. Come noi, del resto, l'ex giocatore ha grande nostalgia del secolo scorso, e così si è lasciato andare ad alcuni ricordi: "Oggi il tifoso è trattato come un consumatore: deve pagare, comprare, ma stare lontano dai suoi beniamini. Avevo uno zio di Inverigo, veniva spesso a trovarmi ad Appiano Gentile, prendeva il caffè anche coi miei compagni. Andavamo spesso alle feste nei club dei tifosi. Oggi, i calciatori sono in una bolla, distanti, e la cosa sembra tra l'altro farli stare bene. Noi, invece, i tifosi li ascoltavamo, c'era un altro rapporto." Tutto vero, per non parlare degli anni precedenti. A Milano non esistevano i locali notturni che ci sono adesso o, perlomeno, erano molto meno frequentati dai calciatori, tenuti d'occhio da una rete implacabile di tifosi che informavano puntualmente e inesorabilmente gli allenatori di eventuali "vizi" dei loro beniamini: le distrazioni non erano ammesse. Nostro padre ci raccontava che, a Milano, nel secolo scorso, Lennart Skoglund, grande attaccante dell'Inter campione d'Italia guidata da Alfredo Foni (il quale visse e allenò anche in Ticino, morendo a Breganzona nel 1985), aveva aperto un bar, che si chiamava proprio "Bar Nacka", dal suo soprannome (Nacka è un quartiere di Stoccolma, del quale l'attaccante era originario, e dove esiste un monumento dedicato al giocatore, il più famoso in Svezia prima dell'arrivo di Zlatan Ibrahimović). Il locale era ovviamente frequentatissimo dai giocatori di Inter e Milan, e attirava tantissimi ragazzi, tra i quali anche il nostro genitore. "Nacka", dietro al banco a servire, era talvolta ubriaco, e il vizio lo portò purtroppo a morire prematuramente, in patria, a soli 46 anni. Oggi è sepolto al cimitero di Skogskyrkogården, un vero e proprio bosco in mezzo alla capitale svedese, con le lapidi tutte uguali. E dove, tempo fa, andammo a deporre un fiore a nome di nostro padre il quale, pur essendo tifoso del Milan, lo aveva ammirato tantissimo, per le sue prodezze in campo.