È a casa, nella sua Varese, a riflettere forse su ciò che
poteva essere e invece non è stato.
Qualche giorno fa, Pablo Bentancur gli aveva comunicato che non sarebbe più stato l’allenatore del Bellinzona. C’era stato un cambio di programma: il club non veniva più venduto alla cordata svizzero-tedesca, bensì ai colombiani. E per lui, non c’era più posto.
Giuseppe Sannino ha avuto bisogno di qualche giorno per somatizzare e smaltire, com’è normale che sia, la delusione. Lui ci teneva al Bellinzona, avrebbe voluto costruire qualcosa di bello.
“Sono cose che capitano nel calcio: peccato, perché con la testa ero già lì. Speravo di poter continuare il lavoro iniziato lo scorso anno”.
Il mister però non è arrabbiato con nessuno:
“Bentancur mi aveva avvisato che sarei rimasto sulla panchina granata se avesse venduto all’altro gruppo. Sembrava dovesse andare veramente così, poi c’è stato un cambiamento. Se l’ha fatto, è perché era meglio per lui. È giusto che abbia fatto i suoi interessi”.
Insomma, nessuna polemica:
“Assolutamente no. Anzi, auguro alla nuova società di avere successo. Una città come Bellinzona se lo merita. E sarei contento anche per tutti quei tifosi di una certa età, che ogni giorno erano allo stadio e con cui mi fermavo un po’ a parlare”.
Anzi, per Bentancur solo belle parole:
“Pablo mi ha portato in Challenge League, mi ha fatto conoscere un campionato stimolante: è stato sicuramente un gran bel regalo. È un vulcano, ma anche una persona molto generosa ,che con i giocatori ha un rapporto da padre. Mi è spiaciuto vederlo a volte in difficoltà con l’ambiente”.
Lei lo ha ripagato con i risultati:
“Non è solo merito mio, anzi. Devo dire un grazie ai ragazzi, che sono stati meravigliosi, e che hanno dimostrato a loro stessi, al sottoscritto e al pubblico, che si può sempre migliorare. E loro l’hanno fatto, con un gran finale di campionato, giocando da squadra vera”.
Resta l’orgoglio:
“Certamente, quello di aver contribuito a salvare la categoria di una società così gloriosa”.
Tutto bello, tutto perfetto? No, perché Sannino ha un piccolo sassolino che, comprensibilmente, si vuole togliere:
“Ho solo un rimpianto: dopo una promozione in Prima Promotion (col Paradiso, ndr) e una salvezza così in Challenge League, pensavo che qualcuno avesse la curiosità di parlarmi o di conoscermi più approfonditamente. Insomma, che qualche club venisse a parlare con il Sannino allenatore, per capire chi sono realmente”.
Invece, almeno per ora, tanto silenzio:
“Forse la Svizzera è un circolo un po’ chiuso, non so… “.
Qualche giorno fa, Pablo Bentancur gli aveva comunicato che non sarebbe più stato l’allenatore del Bellinzona. C’era stato un cambio di programma: il club non veniva più venduto alla cordata svizzero-tedesca, bensì ai colombiani. E per lui, non c’era più posto.
Giuseppe Sannino ha avuto bisogno di qualche giorno per somatizzare e smaltire, com’è normale che sia, la delusione. Lui ci teneva al Bellinzona, avrebbe voluto costruire qualcosa di bello.
“Sono cose che capitano nel calcio: peccato, perché con la testa ero già lì. Speravo di poter continuare il lavoro iniziato lo scorso anno”.
Il mister però non è arrabbiato con nessuno:
“Bentancur mi aveva avvisato che sarei rimasto sulla panchina granata se avesse venduto all’altro gruppo. Sembrava dovesse andare veramente così, poi c’è stato un cambiamento. Se l’ha fatto, è perché era meglio per lui. È giusto che abbia fatto i suoi interessi”.
Insomma, nessuna polemica:
“Assolutamente no. Anzi, auguro alla nuova società di avere successo. Una città come Bellinzona se lo merita. E sarei contento anche per tutti quei tifosi di una certa età, che ogni giorno erano allo stadio e con cui mi fermavo un po’ a parlare”.
Anzi, per Bentancur solo belle parole:
“Pablo mi ha portato in Challenge League, mi ha fatto conoscere un campionato stimolante: è stato sicuramente un gran bel regalo. È un vulcano, ma anche una persona molto generosa ,che con i giocatori ha un rapporto da padre. Mi è spiaciuto vederlo a volte in difficoltà con l’ambiente”.
Lei lo ha ripagato con i risultati:
“Non è solo merito mio, anzi. Devo dire un grazie ai ragazzi, che sono stati meravigliosi, e che hanno dimostrato a loro stessi, al sottoscritto e al pubblico, che si può sempre migliorare. E loro l’hanno fatto, con un gran finale di campionato, giocando da squadra vera”.
Resta l’orgoglio:
“Certamente, quello di aver contribuito a salvare la categoria di una società così gloriosa”.
Tutto bello, tutto perfetto? No, perché Sannino ha un piccolo sassolino che, comprensibilmente, si vuole togliere:
“Ho solo un rimpianto: dopo una promozione in Prima Promotion (col Paradiso, ndr) e una salvezza così in Challenge League, pensavo che qualcuno avesse la curiosità di parlarmi o di conoscermi più approfonditamente. Insomma, che qualche club venisse a parlare con il Sannino allenatore, per capire chi sono realmente”.
Invece, almeno per ora, tanto silenzio:
“Forse la Svizzera è un circolo un po’ chiuso, non so… “.
(Foto Filippo Zanovello)