Il
Mondiale per club ha la sua prima finalista: gli inglesi del Chelsea,
infatti, hanno superato la Fluminense 2-0 con due reti dell'ex João
Pedro e con una prestazione nella quale hanno dimostrato una certa
superiorità nei confronti dei brasiliani, dal punto di vista tattico
oltre che da quello dei valori individuali. Certo, i sudamericani
avevano dalla loro il vantaggio di essere, come noto, a metà
stagione, con tutto quello che ciò poteva comportare dal punto di
vista atletico. Tuttavia, i brasiliani hanno commesso alcuni errori,
soprattutto difensivi (piazzamenti della retroguardia, ritardi ad
applicare il fuorigioco) che hanno sicuramente favorito la compagine
londinese, abile nelle ripartenze e con l'attaccante grande ex in
stato di grazia (entrambe sue le reti, la prima con un tiro a giro
all'incrocio opposto davvero pregevole). Stasera Real-PSG (alle 21,
ora svizzera) determinerà l'altra finalista di un torneo il quale,
tutto sommato, come avevamo scritto alcuni giorni fa, è cresciuto
molto dal punto di vista tecnico nella sua fase decisiva:
evidentemente, con il passare dei giorni, l'idea di potersi fregiare,
per quattro anni, del titolo di campione del mondo per club, sta
diventando accattivante per chi è ancora in corsa. Comunque vada a
finire (i fattori determinanti, nelle partite secche su campo neutro,
sono molteplici, come sappiamo), già ora si possono fare dei
bilanci, e analizzare i punti deboli di una manifestazione
decisamente differente dai mondiali per squadre nazionali. Il primo
aspetto che salta all'occhio è la superiorità del calcio europeo, a
livello di club: cosa ovvia, magari, ma ribadita dal campo in questa
occasione, nonostante le squadre del vecchio continente stiano
giocando appesantite da una stagione lunghissima e logorante a
differenza, come scrivevamo sopra, delle brasiliane, le ultime ad
arrendersi. Alla luce di questo, vedere 4 compagini del Brasileirão e
solo 2 della Premier League lascia quantomeno perplessi. Si parla,
infatti, di allargare la manifestazione a 48 squadre per questo
motivo: se da una parte potrebbe essere un discorso sensato, viste le
assenze illustri (il Barcellona è rimasto a casa, per dire, così
come il Liverpool e tante altre protagoniste, al netto di compagini
dal blasone appannato ma famose in tutto il mondo, come il Manchester
Utd e il Milan), allungare il brodo in questo periodo dell'anno, per
le squadre europee, potrebbe essere un danno. Molti
addetti ai lavori hanno già sollevato l'allarme infortuni: al netto
di quelli occorsi ad alcuni protagonisti nel corso del torneo, il
terminare la stagione in ritardo e i conseguenti cambi di
preparazione potrebbero essere deleteri. Jürgen Klopp, in
un'intervista a Die
Welt,
non le ha infatti mandate a dire. Nel definire il Mondiale per
club "L'idea
peggiore partorita negli ultimi anni", il
tecnico ex Liverpool ha fatto previsioni funeste sui possibili rischi
per gli atleti: non si può pretendere di disputare un numero così
alto di partite ad alto livello senza che si alzi il rischio di gravi
infortuni muscolari. Secondo l'allenatore germanico la prossima
stagione vedrà un aumento di giocatori fermati per questo tipo di
lesioni: gli effetti di questa competizione, insomma, si vedranno nei
mesi futuri. Una prospettiva inquietante, in un calcio dove la fine
della stagione in corso si sovrappone con la prossima, visto che, in
Europa, questa settimana sono partiti i preliminari delle
competizioni UEFA. Un circo senza soluzione di continuità che,
secondo l'ex allenatore anche del Borussia Dortmund, col tempo
potrebbe stancare il pubblico. Quello, cioè, che pompa nel sistema i
soldi veri.
MONDIALE PER CLUB

Una finale europea