Wimbledon significa
tradizione, identità. Rappresenta un'istituzione, capace di
rinnovare il passato e portarlo nella modernità. Ma i tempi corrono
veloci, e anche il torneo inglese si deve adeguare alla
contemporaneità. Siamo nella suprema potestà di dominio dell'era
tecnologica, in piena corsa verso la perfezione, l'errore è ritenuto
un limite da superare, lo sbaglio una pastoia da eliminare. È finita
l'epoca dei giudici di linea. Ora ci sono le chiamate
elettroniche. La svista non è più contemplata. L'occhio umano non
sempre avvistava la giusta traiettoria della pallina. E poi l'erba
non è la terra, dove un segno rimaneva. Ora sul campo la presenza
del giudice di linea è quasi residuale, sono denominati
assistenti di partita. Il loro numero è diminuito in maniera
drastica. Le loro funzioni sono state depotenziate. Non hanno nessuna
influenza sulle decisioni di un arbitro. Rimangono per assolvere a
mansioni come: accompagnare i giocatori in bagno; aprire i tubetti di
palline nuove; partecipare a iniziative di sponsorizzazioni. Sono
sempre seduti nei loro posti di ordinanza. Ma sono addivenuti a velleitari cavalieri solitari. Sono un simulacro. E così
intristiti pensano a quei cari e vecchi tempi, che sono andati e non ritorneranno. Perché come canta De
Gregori: Il futuro è una palla di cannone e noi lo stiamo
raggiungendo.
TENNIS

C'era una volta il giudice di linea