TENNIS
Quelle lacrime in diretta a cosa servono?
Pubblicato il 13.07.2025 07:48
di L.S.
Chi non ha tifato un po’ per la tennista americana (di origini russe) Anisimova, ieri durante la finale di Wimbledon contro la polacca Swiatek?
Quel doppio 6-0, umiliante e imbarazzante, ha fatto male anche a chi guardava la partita in televisione. Tutti tifavamo perché Amanda riuscisse a conquistare almeno un game. Un maledetto game, che invece non è mai arrivato.
Disperata, la tennista avrebbe voluto essere in qualsiasi altra parte del mondo, ma non lì. Dopo aver battuto in semifinale Sabalenka, sperava di tener testa alla polacca, che aveva fatto un sol boccone anche della nostra Bencic in semifinale.
E invece, niente, soltanto una partita a senso unico: da una parte una giocatrice in fiducia, che sta tornando al top dopo i vari infortuni, e dall’altra, una ragazza a cui non riusciva nulla e a cui, la finale di Wimbledon, è sembrata troppo grande. Almeno dal punto di vista mentale.
Ancora più straziante il dopo-partita, con l’obbligo di presentarsi alla consueta intervista sul campo, con tutti che morbosamente volevano vedere le lacrime della sconfitta e sentire cos’aveva da dire.
E come da pronostico, Anisimova ha pianto e poi ha dato i meriti all’avversaria, senza accampare scuse. Insomma, un copione scontato, che si poteva anche risparmiarle.
Alla fine è uscita tra gli applausi, ma la scena, è sembrata un po’ forzata e anche l’intervista esageratamente lunga, come se si volesse approfittare della tragedia sportiva.
Ne valeva veramente la pena?