In conferenza stampa, un giornalista ha preso il microfono e
ha chiesto a Luis Enrique: “Ti rendi conto che la vera stella di questo
Mondiale per Club sei tu”? Lui, ovviamente, ha spostato il faro del merito sulla squadra e sulla società.
Certo, lui è il responsabile, come ha poi sottolineato, ma il progetto va
sposato da tutti, altrimenti naufraga.
Ecco, il PSG, ha iniziato a vincere quando ha dato in mano il suo nuovo progetto a Luis Enrique. E per una volta tanto, la parola progetto, ha un senso.
Via i senatori, via chi guadagnava tanto ma correva poco. Tutti grandi campioni, ma ormai arrivati in fondo alle loro carriere o quasi.
Neymar e Messi sicuramente, Mbappé invece si era promesso da tempo al Real.
Memorabile la scena in cui il tecnico spagnolo, due anni or sono, riprendeva Mbappé durante una seduta di teoria. “Puoi essere anche il più forte di tutti, ma se non ci dai una mano difensivamente, non sarai mai un leader”.
Una lavata di capo davanti a tutti, poi finita inesorabilmente sui social. Una dimostrazione di leadership da parte del tecnico che forse in quel momento, ha iniziato a costruire il suo capolavoro e conquistare la stima degli altri giocatori. Una squadra senza Mbappé, finito a Madrid senza troppi rimpianti.
Luis Enrique lo aveva detto: senza l’attaccante francese saremo ancora più forti. Il motivo? Semplice. Con la scheggia impazzita Mbappé in campo, controllare i movimenti della squadra era impossibile. Ora invece tutto è sotto controllo e la squadra, dotata di grande talento, si muove all’unisono.
Ha vinto Luis Enrique, che ha dimostrato come la fusione talento e organizzazione, sia ancora possibile.
Applausi a lui e a questo PSG, che al di là delle vittorie e delle sconfitte che potranno arrivare, sta scrivendo una pagine indelebile di questo sport.
Ecco, il PSG, ha iniziato a vincere quando ha dato in mano il suo nuovo progetto a Luis Enrique. E per una volta tanto, la parola progetto, ha un senso.
Via i senatori, via chi guadagnava tanto ma correva poco. Tutti grandi campioni, ma ormai arrivati in fondo alle loro carriere o quasi.
Neymar e Messi sicuramente, Mbappé invece si era promesso da tempo al Real.
Memorabile la scena in cui il tecnico spagnolo, due anni or sono, riprendeva Mbappé durante una seduta di teoria. “Puoi essere anche il più forte di tutti, ma se non ci dai una mano difensivamente, non sarai mai un leader”.
Una lavata di capo davanti a tutti, poi finita inesorabilmente sui social. Una dimostrazione di leadership da parte del tecnico che forse in quel momento, ha iniziato a costruire il suo capolavoro e conquistare la stima degli altri giocatori. Una squadra senza Mbappé, finito a Madrid senza troppi rimpianti.
Luis Enrique lo aveva detto: senza l’attaccante francese saremo ancora più forti. Il motivo? Semplice. Con la scheggia impazzita Mbappé in campo, controllare i movimenti della squadra era impossibile. Ora invece tutto è sotto controllo e la squadra, dotata di grande talento, si muove all’unisono.
Ha vinto Luis Enrique, che ha dimostrato come la fusione talento e organizzazione, sia ancora possibile.
Applausi a lui e a questo PSG, che al di là delle vittorie e delle sconfitte che potranno arrivare, sta scrivendo una pagine indelebile di questo sport.