Cole Palmer-PSG 3-0. Il numero 10 dei Blues, classe 2002, con due gol
e un assist per João Pedro ha infatti schiantato i parigini
favoritissimi, consentendo al Chelsea di Enzo Maresca di vincere la
prima edizione del Mondiale per club. Ovviamente è un'iperbole: i
meriti sono di tutti, così come, ne siamo certi, questa partita
rimarrà nella testa di Luis Enrique e dei suoi per parecchio tempo,
al netto del fatto che bisognerà comprendere, in futuro, quale sarà
la valenza di questa competizione, considerando che, essendo stato
giocata, in questa edizione, in un ambiente disinteressato al calcio,
per motivi (soprattutto) di prove generali della logistica dei
Mondiali del prossimo anno, non è stato del tutto probante dal punto
di vista del gradimento del pubblico. Vedremo i dati sulle
visualizzazioni in televisione i quali, per ora, non sono ancora
stati divulgati. Saranno loro il termometro reale di quanto sia stato
apprezzato questo torneo, al netto del fatto che, manco a dirlo,
quelli con le nazionali protagoniste sono in grado di creare molto
più seguito degli altri per i club. Certo, esistono compagini che
hanno fama internazionale, e vantano tifosi nei quattro angoli del
globo: tuttavia, questa manifestazione sembrerebbe (almeno per ora)
aver scaldato i cuori degli appassionati molto meno della Champions
League. La grande scommessa per il futuro sarà creare quell'attesa e
interesse che, a questo giro, sono mancati: a salvare Infantino sono
stati i soldi sauditi, mentre DAZN ha dovuto trasmettere le partite
in chiaro per poter almeno vendere gli spazi pubblicitari agli
inserzionisti. Il calcio è del popolo: nel senso che è quest'ultimo
a pompare buona parte di soldi veri nel sistema. I prezzi degli
abbonamenti per assistere alle gare dell'Inter, quest'anno, come
sanno molti ticinesi, ne è un esempio. Tornando alla finale, al
fischio d'inizio le agenzie di scommesse quotavano la vittoria
britannica 5,50 contro l'1,67 dei francesi: lì, a decidere, sono gli
algoritmi. Però, per fortuna, in questo sport vincono ancora gli
uomini, e non i computer. E così Enzo Maresca, allenatore italiano
che in patria ha allenato solo il Parma, in serie B, per 13 partite,
prima di essere esonerato, oggi può fregiarsi del titolo di
allenatore della squadra campione del mondo per club, avendo
incartato il più celebre Luis Enrique, protagonista nel finale (non
solo lui) di un'accesa discussione con gli avversari. Non dovrebbe
succedere, lo sappiamo. Siamo cinefili, e non possiamo che citare il
discorso del generale Corman al capitano Willard, in Apocalypse Now: "Esiste un conflitto tra il bene e
il male; però, il bene non sempre trionfa. A volte, le cattive
tentazioni hanno la meglio su quelli che Lincoln chiamava 'i migliori
angeli della nostra indole', i buoni istinti morali." Luis
Enrique, insomma, restando nella citazione, ha raggiunto il suo punto
di rottura: accade, agli esseri umani. Si scuserà, e noi gli vorremo
bene come prima.
CALCIO INTERNAZIONALE

Chelsea sul tetto del mondo